I casi di Covid-19 in Cina potrebbero essere stati 232mila solo nella prima fase dell’epidemia fino al 20 febbraio scorso, quattro volte tanto il conteggio ufficiale a quella data, che era di 55.508 casi, non molto meno del triplo dei casi totali a oggi di 83.876. Lo dimostra uno studio della Scuola di salute pubblica dell’Università di Hong Kong pubblicato su Lancet.
Il nuovo calcolo è stato effettuato impiegando sin dall’inizio della crisi l’ultimo, in ordine di tempo, dei diversi criteri introdotti dalla Commissione per la salute nazionale cinese fra il 15 gennaio e il 3 marzo per confermare un caso di Covid-19. Questi diversi criteri hanno un “effetto sostanziale” sul numero delle infezioni considerate. In un primo momento per esempio venivano considerati solo casi con sintomi gravi o tracciabili a Wuhan. Lo studio analizza i dati, dall’inizio dell’epidemia al 20 febbraio, dell’ufficio dell’Oms di Wuhan. E dimostra che ognuno dei primi cinque criteri introdotti moltiplica il numero dei casi conteggiati fra 2,8 e 7,1 volte. “Se la quinta versione del criterio per confermare un caso fosse stata applicata sin dall’inizio ci sarebbero stati 232mila casi confermati in Cina invece dei 55.508 casi denunciati”, sottolinea la ricerca.