“Se non passa la cultura della responsabilità passeremo dei guai”. Così Massimo Galli, direttore Malattie Infettive Ospedale Sacco (Milano), in collegamento con Agorà su Rai3, commenta le immagini dei Navigli pieni di persone.
“E’ la cronaca di un evento annunciato – osserva – dopo tutto questo periodo di compressione evidentemente si apre uno spiraglio e diventa una breccia speriamo che non cada la diga. Ma dico speriamo”.
Sull’andamento dell’infezione “in questi giorni mi aspetto di vedere una crescita dei casi osservati, ad esempio a Milano, perché persone che non sono riuscite ad ottenere un tampone arrivano finalmente a diagnosi, rappresentando di fatto la coda della prima ondata dell’epidemia”.
Galli ricorda che “stiamo facendo una grande sperimentazione, perché questa cosa di distanziamento e mascherine, scelta su cui non ci possono essere dubbi, però dal punta di vista scientifico è la prima volta nella storia che applichiamo questa cosa per vedere se riusciamo a contenere la coda di un’epidemia come questa”.
Il virus si è affievolito? “Evidenze reali non ne abbiamo”, dice ancora Galli aggiungendo: “Ho un’interpretazione diversa di questa apparente attenuazione: credo che stiamo osservando dal punto di vista clinico la coda di un’epidemia che ha visto le persone più fragili presentare le forme più gravi in tempi precedenti a questo e attualmente abbiamo nei nostri ospedali persone che si sono spostate verso forme meno gravi rispetto a quelle cui siamo stati abituati all’inizio. Ma questo non vuol dire che si sia attenuato il virus, vuol dire che chi doveva andare male è già andato male alla prima ondata dell’infezione”. “Perché per dire che il virus ha cambiato passo bisogna anche avere qualche evidenza molecolare che è mutato in maniera significativa. Non escludo che possa anche essere così ma questa è un’evidenza che al momento non abbiamo”, sottolinea.
Quanto all’ipotesi che il virus circolasse già da ottobre dopo i Giochi militari di Wuhan l’esperto afferma: “E’ molto improbabile. “La faccenda si spiega molto rapidamente – dice – quando arriva agisce sotto traccia e fa subito centinaia di contagi, non è pensabile che le singole persone che hanno probabilmente preso un’influenza nei mesi autunnali e invernali possano aver avuto questa cosa perché altrimenti avrebbero generato altri casi e noi avremmo avuto l’epidemia prima”. “I dati ci dicono che il virus è comparso come virus umano tra ottobre e novembre ma in Cina e che poi ha avuto un’evoluzione che ha portato a conquistare un largo numero di persone da infettare tra dicembre e gennaio. Se ci fossero stati casi importati prima, avremmo avuto epidemie prima in giro per il mondo”, conclude.