(di Elvira Terranova) -“Diciamolo chiaramente, le scarcerazioni dei boss mafiosi sono una disfatta dello Stato, è una grande sconfitta per la giurisprudenza. Mi sembra semplicemente assurdo che centinaia di detenuti, molti dei quali al carcere duro, abbiano problemi di salute così gravi. Il mio estorsore vuole uscire dal carcere perché sostiene di avere apnee notturne e altri problemi, ma quando venne da me a chiedermi i soldi era grande e grosso mentre mi minacciava…”. Giuseppe Piraino è molto arrabbiato. Non solo per le scarcerazioni già avvenute ma perché ha saputo che altri 456 boss detenuti vogliono lasciare il carcere “con la scusa del coronavirus”. Compreso Luigi Marino, l’estorsore che nel dicembre del 2018 si presentò nel suo cantiere per imporre il pizzo all’imprenditore. E adesso lo stesso Marino, condannato in primo grado per mafia ed estorsione,chiede di lasciare il carcere.
“Solo una scusa la salute – dice Piraino – stava benissimo quando venne a minacciarmi”. Piraino fece arrestare Marino filmandolo con una telecamera nascosta per poi portare tutto ai carabinieri. Con Marino finirono in carcere altre 47 persone, tutte ritenute vicine a Cosa nostra. L’imprenditore coraggioso non si è mai pentito di avere denunciato il suo estorsore. Aveva parlato di “atto dovuto”. Però adesso non nasconde la sua amarezza per le scarcerazioni dei boss mafiosi. E, forse, presto pure del suo estorsore. Condannato a otto anni. “Bisogna creare sistemi giuridici che non permettano ai mafiosi di non uscire dal carcere – dice – mi sembra assurdo che oggi quasi 1.000 persone abbiano tutti la stessa problematica. Il mio estorsore sostiene che ha problemi cardiaci. Per fortuna i magistrati hanno respinto la prima istanza ma ora è in attesa dell’appello”.
“Io non ho paura che questa persona esca dal carcere – dice – tanto prima o poi uscirà e me lo vedrò accanto. Convivrò per sempre con questa paura. Ma mi sconvolge che una persona che è venuta nel mio cantiere, urlando, sbattendo porte, abbia riscontrato delle carenze cardiorespiratorie, poverino… Mi sconvolge che ci sia oggi questa semplicità, questa leggerezza nel gestire queste richieste. Posso capire che si possa fare uscire uno che ha fatto il furtarello, ma sui reati di mafia bisogna stare molto più attenti. Che messaggio si manda così?”.
“Stanno tornando tutti in libertà – aggiunge Piraino – questo vuol dire che quelli che hanno denunciato, me compreso, si devono trovare in una situazione di paura. E’ vero che sono ai domiciliari e che non vanno in giro, ma a casa possono tranquillamente riorganizzarsi al telefono. Come è successo anche in passato. Possono fare da casa i loro porci comodi. Insomma, è un messaggio terribile, demotivante, per coloro che hanno avuto il senso civico si denunciare. Già le condanne sono basse, in più diamo questi benefit? Se una persona è stato il carceriere di un bimbo ucciso e poi sciolto nell’acido viene scarcerata che messaggio diamo ai cittadini?”.
“I mafiosi non meritano nessun tipo di beneficio. Anzi, dirò di più. Forse sarò criticato, ma penso che ai mafiosi lo Stato dovrebbe togliere i propri figli – aggiunge ancora Piraino – perché i familiari dei boss sono tutti al loro posto e possono prendere le redini del padre”. “Sì, sono amareggiato e anche arrabbiato, e pure tanto – dice Piraino – Questa gente uscendo dal carcere torna ad avere un tenore di vita di sempre. E continua a fare quello che faceva prima”.
“Io ho girato in questo anno per tante scuole, ho incontrato tantissimi ragazzini – dice – e sono voluto andare da solo, senza appoggiarmi a nessuna associazione o a nessun politico. E ho capito che questa cosa dava fastidio, ma ho continuato. E ho avuto la sensazione che molti non mi invitano più proprio per questo”. Se potesse lanciare un appello al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, Giuseppe Piraino gli direbbe: “Utilizzi bene tutti i mezzi che ha a disposizione – dice – lui potrebbe fare molto per evitare che i boss escano dal carcere. Lo faccia. Dia un segnale forte”.