“Dal governo non c’è alcuna volontà di protrarre questo lockdown residuo”. Ad affermarlo il premier Giuseppe Conte nel corso dell’incontro con Rete Imprese Italia. Il presidente del Consiglio si riferisce alle attività della vendita al dettaglio e degli esercizi commerciali. “Se c’è la possibilità di anticipare qualche data, possiamo anche valutare delle aperture ulteriori”, ha spiegato, sottolineando che con il piano del ministro della Salute e con le informazioni che Regioni ed enti locali dovranno mandare giornalmente “siamo nelle condizioni di un piano che ci consenta di tenere sotto controllo la curva del contagio anche a livello territorialmente molto circoscritto”.
Una posizione ribadita anche dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia che ha convocato per oggi alle 15.30 in modalità remoto dal palazzo della Stamperia la Conferenza Stato-Regioni, dopo che alle 12 si svolgerà la Conferenza delle Regioni e alle 15 la Conferenza Unificata Stato-Regioni-Città.
Per le prossime riaperture “dobbiamo concludere il monitoraggio del ministro Speranza, dall’11 al 14 maggio ci saranno le nuove linee guida per bar, ristoranti, centri estetici, parrucchieri, negozi al dettaglio. Poi, dal 18 maggio, probabilmente ci saranno regioni che potranno fare in sicurezza. Ma prima del 18 lo escludo. Dopo il 18 ci sarà una valutazione del Cdm su base scientifica e la differenziazione territoriale sarà molto probabile”, ha detto Boccia.
“Bar e ristoranti sono nel nostro cuore, tutti vogliamo vederli aperti, ma per fare questo è necessario fissare regole chiare”, ha detto ancora il ministro. Perché, si chiede, rischiare “per 5-8 giorni di differenza? Non è meglio avere certezze per servire il caffè rispetto al distanziamento sociale? Lo dico per il cliente e per il dipendente”. Boccia lancia quindi “un appello a ristoranti e bar, sono il simbolo di un certo modo di essere italiani, unico: ci siamo ma stiamo anche correndo, tanto, per tenerli in sicurezza”.
“Domani (oggi, ndr) abbiamo un importante Conferenza dei governatori delle Regioni, poi ci sarà quella Stato-Regioni: opinione di tutti è che non si possa più aspettare oltre e, opinione della maggior parte dei governatori, è il fatto che occorra stabilire dei piani di apertura regione per regione. E’ quello che chiederemo domani (oggi, ndr) al governo ovvero di modificare il Dpcm in vigore oggi per consentire alle singole regioni di presentare piani di riapertura già a partire dalla prossima settimana”. Lo ha spiegato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, nel punto stampa serale di aggiornamento sull’emergenza coronavirus.
“Penso, ad esempio, che in Toscana si potrebbe anticipare la riapertura di alcune tipologie di attività che invece il governo fissa in date uguali per tutto il territorio nazionale”, ha affermato dal canto suo il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Eugenio Giani che invita il governo a tener di conto di due necessità fondamentali: “Definire le riaperture con un calendario differenziato tra le regioni e occuparsi da subito del settore del turismo”.
Rispetto alle riaperture di alcune attività, il presidente dell’Assemblea Toscana auspica che “il decreto valorizzi misure di carattere regionale, perché in rapporto alla situazione sanitaria delle singole regioni ciò che è stato finora prospettato è penalizzante per alcuni territori. Non appare congruo, infatti, che valgano le stesse regole sia per la Toscana, che oggi registra solo 26 nuovi contagi, che per la Lombardia e il Piemonte dove i casi di nuovi contagi sono ancora centinaia”.
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Sulla base di ciò, e sempre in presenza delle misure di sicurezza necessarie, Giani avanza la proposta che in Toscana bar e ristoranti, così come i parrucchieri e i saloni per la cura della persona, possano riaprire lunedì 18 maggio e non il primo di giugno come annunciato dal governo; per il commercio al minuto propone di anticipare a lunedì 11 maggio la riapertura del commercio al minuto, per ora prevista, invece, per lunedì 18 maggio.
Secondo Giani è dunque possibile anticipare la ripresa su base regionale. “Ci sono le condizioni – spiega, – perché il paese sta affrontando bene, in qualche caso anche brillantemente, l’emergenza sanitaria. Quindi è giusto far ripartire la realtà sociale, economica e civile, perché ogni giorno di attesa in più rischia di far pagare a tutti i cittadini un pedaggio troppo alto all’emergenza”.