Fase 2, Hollywood Milano: “Discoteche a rischio fallimento”

di Federica MochiL’ultima serata è stata il 23 febbraio. Poi niente più corpi a muoversi in pista. Spente le luci del dancefloor. “Da allora non abbiamo più riaperto. Stiamo aspettando direttive dal governo ma finora non abbiamo avuto alcun tipo di comunicazione, di aiuto, nulla. Non si capisce quando e come si ripartirà. Andando avanti così il rischio fallimento per molte discoteche è concreto”. L’Hollywood di Milano è tra le discoteche più note della città. Quella dei vip e non solo, punto di riferimento della vita notturna milanese da oltre 30 anni. In questi mesi, però, è in sofferenza, come tutto il mondo dell’intrattenimento collettivo, finito in fondo alla lista delle riaperture nella fase 2 dell’emergenza sanitaria. 

“Il nostro è un settore che ha avuto le sue difficoltà negli anni ma che è sempre rimasto in piedi – spiegano dall’Hollywood all’Adnkronos -. Ci aspettavamo una chiusura, per carità, siamo i primi a voler tutelare la salute delle persone ma dal governo nessuno ci ha dato informazioni. Il nostro settore è stato assolutamente abbandonato, è un dato oggettivo”.  

Il mondo della notte rischia di non sopravvivere in questa crisi e senza date all’orizzonte il rischio di non poter riaprire i battenti è concreto. Parliamo di discoteche, balere, sale da ballo e night club, che oltre ad essere frequentate da milioni di persone danno lavoro a decine di migliaia di operatori tra barman, baristi, dj, promoter, vocalist e addetti alla sicurezza. Cinquantamila in totale per 2.500 aziende regolarmente autorizzate che adesso rischiano di finire sul lastrico.  

“Vogliamo risposte anche per i nostri dipendenti – spiegano dall’Hollywood – che sono a casa e hanno famiglie sulle spalle, molti stanno avendo dei problemi, vorremmo capire cosa fare ed essere trattati senza discriminazioni”. L’Hollywood ha una capienza massima di circa 600 persone. Ma è fattibile il distanziamento in discoteca? “Impensabile – dicono -. Qualcuno ha lanciato la proposta di fare ingressi scaglionati ma attualmente non abbiamo avuto alcun tipo di riscontro sulle intenzioni del governo. Anche la mascherina per ballare sembra un’idea impraticabile. Oggi come oggi è impensabile mettere 600 persone in un locale e se la capienza si riduce a un terzo, attività del genere non riescono a stare in piedi”. 

Poi ci sono i costi. “Quelli vanno sostenuti comunque, anche senza entrate – fanno notare ancora -. Supponendo che si possa riaprire, si dovranno fare due conti perché bisognerà affrontare decine e decine di spese a fronte di incassi incerti. Alcuni dei nostri soci hanno locali a Miami, in Sardegna e ovviamente con la stagione estiva alle porte tutto è fermo. Ci piacerebbe quanto meno essere presi in considerazione”. 

Per ora non resta che aspettare. “Stiamo cercando di capire nei prossimi decreti se ci sarà spazio per il nostro settore – concludono amareggiati -. Molti del settore sono in difficoltà, qualcuno si era messo da parte qualcosa, come noi. Se la chiusura non si prolunga per anni riusciamo ad affrontare la situazione ma tanti si trovano a dover pagare affitti elevatissimi di locali e utenze. Così non sopravvivono”.