Dino Petralia è stato nominato a capo del Dap, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Ieri Francesco Basentini aveva comunicato al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede le proprie dimissioni dall’incarico dopo le polemiche sulle scarcerazioni dei boss mafiosi. Il ministro ha chiesto al Csm il collocamento fuori ruolo del procuratore generale presso la Corte di Appello di Reggio Calabria e la sua destinazione a capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, dopo la formalizzazione delle dimissioni di Francesco Basentini.
CHI E’ PETRALIA – Da toga antimafia al Csm fino ai vertici della magistratura, prima da Procuratore aggiunto di Palermo e poi da Procuratore generale di Reggio Calabria. Fino ad arrivare, oggi, a sorpresa, alla Direzione dell’amministrazione penitenziaria. Bernardo Petralia, 67 anni, per tutti ‘Dino’, è siciliano di madre ligure. Grande appassionato di musica jazz e di cinema, Petralia inizia la sua carriera in magistratura a Trapani, dove risiede con la sua famiglia, insieme con Giacomo Ciaccio Montalto, il giudice ucciso da Cosa nostra. La moglie, Alessandra Camassa, è il Presidente del Tribunale di Marsala (Trapani), mentre il figlio, Paolo, ad appena 27 anni, è da pochi mesi l’assessore allo Sport del Comune di Palermo.
Dopo avere lasciato Trapani, Petralia diventa giudice istruttore a Sciacca (Agrigento), dove inizia ad occuparsi di mafia. Nel 2006 viene eletto al Consiglio superiore della magistratura. Nel 2010, terminato il periodo al Csm, torna a fare il pm a Marsala e nel 2013 approda a Palermo come Procuratore aggiunto. Qui coordina numerose inchiesta su mafia e corruzione. E del suo pool fa parte un giovane magistrato napoletano, quel Roberto Tartaglia che oggi è il vice capo del Dap. Tra le indagini più importanti spicca l’inchiesta antimafia ‘Mare Monstrum’ che porterà alle dimissioni dell’ex sottosegretario Simona Vicari e al coinvolgimento dell’armatore Morace per una vicenda di corruzione. Nel 2017 Petralia arriva alla Procura generale di Reggio Calabria.
Un anno fa, nel pieno dello scandalo delle toghe al Csm, dopo avere fatto la richiesta da Procuratore a Torino dove risultava tra i favoriti, ritira a sorpresa la sua candidatura: “Non sono disponibile- aveva detto – a lasciare sporcare la mia dignità. Per me è insieme un momento di grande amarezza ma anche un recipero di serenità. Al danno si è aggiunta la beffa”. Le trattative per la nomina del Procuratore capo di Tornino erano emerse dalle intercettazioni che un anno fa avevano scosso il Csm fino alle dimissioni di alcuni componenti e l’intervento del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Oggi il colpo di scena con l’annuncio del suo nuovo incarico al Dap.