Coronavirus: cartello ‘Covid non è colpa nostra’, in vetrina a Palermo protesta dei commercianti

Ieri sera hanno riacceso le luci dei loro negozi, spente da quasi 60 giorni per il lockdown legato all’emergenza Coronavirus, e da stamattina le loro vetrine sono tutte uguali: nastro bianco e rosso a formare una croce e un manichino, vestito solo di una mascherina e con in mano un cartello ‘Covid 19 – La colpa non è nostra #negozidisicilia’. Parte dalla Sicilia la “protesta silenziosa” di un gruppo di commercianti che spera di far arrivare la propria voce alle orecchie del governo e ricevere quegli aiuti che “fino adesso sono stati solo un miraggio”. L’iniziativa, lanciata dal gruppo Facenook ‘Emergenza negozi Sicilia’, ha già coinvolto una settantina di commercianti dell’isola, ma le adesioni aumentano di ora in ora, con la prospettiva di arrivare a coinvolgere anche il resto d’Italia. Dai negozi più importanti a quelli più piccoli, da Palermo a Catania, passando per Caltanissetta, Enna, Mazara, Alcamo, e tante città ancora. Il corso principale di Taormina è già una distesa di vetrine con il nastro bianco e rosso.   

“L’abbiamo chiamata la nostra ‘protesta silenziosa’ che parte dalla Sicilia ma che vorremmo dilagasse in tutta Italia – racconta all’Adnkronos Marco Di Giovanni, proprietario di tre negozi di abbigliamento di Palermo e fra i promotori dell’iniziativa – Da oggi una vetrina di tutti i negozi che vorranno aderire alla protesta sarà fatta con il nastro bianco e rosso e un manichino con il cartello ‘Il Covid non è colpa nostra’. Sono già tanti i commercianti che sono con noi e il numero cresce di continuo”. L’idea è quella di lasciare le vetrine così fino alla riapertura dei negozi, con l’obiettivo di far arrivare la protesta “alle orecchie dei governanti, di ricevere quegli aiuti che sono stati pari a zero”.  

“Fino adesso – sottolinea Di Giovanni – i nostri dipendenti li abbiamo salvaguardati personalmente, in attesa di questa cassa integrazione che purtroppo oggi ancora non arriva. E poi c’è il dramma dei mancati pagamenti e una stagione primavera-estate ormai compromessa”.