“Vista la mia decennale esperienza di imprenditore nel settore import e export, mi sono da subito resa disponibile per importante in Italia mascherine protettive dai mercati internazionali (… ) Il 3 aprile c’è stato un sequestro della Guardia di Finanza di 160.000 mascherine, contro cui faremo ricorso” e da cui “ha preso spunto un articolo uscito ieri su un giornale che ha distorto le notizie, infangando il mio nome. Ho dato mandato ai legali della mia società, e al mio personale, per difendere l’onorabilità del mio nome, e del mio marchio”. Lo sottolinea Irene Pivetti.
“Io vado avanti a lavorare, anche perché il resto della fornitura di mascherine è già stato acquistata, e prenotato il ponte aereo per consegnarla. Sono una persona di parola, porto a termine gli impegni che prendo”.
“Ad oggi ho importato oltre 12 milioni di mascherine, molte delle quali per la Protezione Civile, ed altre per ospedali, farmacie, o aziende, facendo atterrare sei aerei cargo, oltre a diversi passaggi aerei per singoli lotti”.
“Nelle ultime settimane -aggiunge Pivetti- si è andata affermando una interpretazione restrittiva dell’ordinanza originaria della Protezione Civile (recepita poi dal Decreto Legge 2 marzo 2020 art 34, comma 2), che aveva espressamente stabilito, per il periodo dell’emergenza, la possibilità di importare, distribuire e vendere dispositivi di protezione individuale anche non europei, purché di valore analogo. La nuova interpretazione impone invece una conformità agli standard europei. La partita si gioca tutta qui: ‘analogia’ o ‘conformità'”.
“Il 3 aprile c’è stato un sequestro della Guardia di Finanza di 160.000 mascherine, contro cui abbiamo faremo ricorso, facendo presente questa questione, insieme ad altri dettagli importanti, compreso il fatto che una parte delle mascherine sequestrate sono comunque state approvate dall’Istituto Superiore di Sanità, come richiede lo stesso decreto nel comma successivo. E stiamo fornendo all’INAIL la documentazione integrativa che ci è stata richiesta”.