Gori: “A Bergamo superata l’emergenza sanitaria”

“La chiesa che era ingombra dalle bare oggi è libera, così come il pronto soccorso, che è ritornato a funzionare normalmente. Questo vuol dire che davvero l’emergenza sanitaria almeno qui è superata”. Lo ha detto il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori ai microfoni di Sky Tg24. “Ovviamente non è sparito il virus e sappiamo che ci sono ancora contagi e purtroppo ancora alcuni decessi ma in una misura inferiore”.  

“Dai giornali leggiamo molte indiscrezioni, c’è chi dice che ci saranno ristoranti con capienza dimezzata, sui bus il 40% della capienza, ma non c’è nulla di scritto, nulla di certo. Trovo che sia un problema: attrezzare il trasporto pubblico o far riaprire i locali secondo nuove regole non si improvvisa, non ce lo possono dire il giorno prima”. “Chiedo – ha proseguito Gori – che se, come spero, dal quattro maggio si vorrà riaprire una parte delle attività in sicurezza, sia possibile avere informazioni sicure dal governo e dalla Regione in seconda battuta, con l’anticipo che è necessario a territori, operatori e aziende per potersi organizzare, per poter lavorare in sicurezza e garantire piena protezione dei propri lavoratori e dei cittadini”. Poi, parlando dell’inizio dell’emergenza, a febbraio, Gori ha aggiunto: “Nell’ultima settimana di febbraio non solo Bergamo, ma anche Milano, Verona, Treviso, Bologna, Torino e tutte le città del nord Italia hanno detto ‘noi non ci fermiamo’. Ma eravamo in possesso di informazioni che ci dicevano che c’era un focolaio nel lodigiano, ma che per il resto la vita poteva continuare normalmente. Avevamo ristoranti aperti, bar aperti fino alle 18”. “Era normale – osserva il sindaco di Bergamo – che amministratori, politici e giornalisti in quei giorni sostenessero un’idea di equilibrio tra protezione e vita che doveva continuare normalmente. Abbiamo scoperto in questi giorni che invece erano già circolate delle informazioni a livello governativo sulla possibile emergenza, che nelle nostre province c’erano già allora molti casi di polmoniti che nessuno aveva denominato Covid-19 ma che quello erano, palesemente. Forse se qualcuno avesse condiviso quelle informazioni per tempo ci saremmo risparmiati delle uscite inadeguate alla situazione e ci saremmo forse protetti e fatto proteggere i cittadini per tempo”. 

“I test sierologici ci offrono oggi alcune certezze e domani potrebbero darcene delle altre. Oggi sappiamo che questi test misurano gli anticorpi che si sono sviluppati dell’organismo delle persona contagiata, anche se magari non sa di aver fatto la malattia perché è stata asintomatica. Possono, quindi, dirci se quella persona è stata contagiata o no, ma non sono in grado per il momento di dirci con certezza se oggi quella persona sia positiva o negativa, se è contagiosa o no. Quindi serve l’accoppiamento con il tampone”. “Ma di tamponi in Lombardia ancora oggi se ne fanno pochi – ha proseguito Gori – circa diecimila al giorno, e il numero delle persone che potrebbe utilizzare questo test sierologico resterebbe limitato. Sappiamo che sono in corso delle ricerche che potrebbero, invece, dimostrare che il test sierologico è sufficiente ad attestare la negatività della persona, se fosse così, e ce lo diranno gli scienziati, potremmo avere una diffusione di massa di test sierologici che davvero potrebbero somigliare al patentino di immunità di cui ha parlato il presidente Fontana”. 

“I numeri che ci vengono forniti sono i numeri dei tamponi che vengono fatti, che sono un sottoinsieme del vero numero dei contagiati che certamente è molto superiore. Diversamente dovremmo credere a chi dice che ci sono 11mila contagiati nella provincia di Bergamo, ma noi sappiamo che ci sono qualche centinaia di migliaia di persone che sono state contagiate”. “In base al numero di decessi, che sono certificati – ha spiegato Gori – sappiamo quante persone in più sono morte quest’anno rispetto agli anni scorsi e sono 5.500 circa nella provincia di Bergamo di cui 650 soltanto nella città di Bergamo. Da questi numeri, applicando dei tassi di mortalità non folli ma quelli che la letteratura accredita, cioè in intorno all’1% o 1,5%, possiamo immaginare che il numero delle persone che sono entrare in contatto con il virus e quindi sono contagiate, la maggior parte per fortuna in modo molto leggero, è nell’ordine di 400mila o 500mila in questa provincia. Sarei contento di essere smentito”.