L’impatto della malattia Covid-19 in Lombardia? Per gli esperti è “rilevante: anche se porta al decesso una percentuale molto bassa di tutte le persone risultate positive, nei pazienti più gravi la mortalità è del 49%, in pratica una persona su due ricoverata in Terapia intensiva non sopravvive al contagio”. E’ il dato che emerge da uno studio su circa 1.600 ricoveri in Terapia intensiva avvenuti in Lombardia. Il lavoro è stato condotto da un team del Policlinico di Milano, ha come ricercatore principale Giacomo Grasselli, responsabile dell’Anestesia e Terapia intensiva adulti dell’Irccs di via Sforza, ed è uno dei due contributi pubblicati dagli esperti dell’ospedale sulla rivista ‘Jama’, che fotografano le prime settimane dell’emergenza coronavirus.  

I decessi, in particolare, sono più numerosi tra i pazienti anziani e con precedenti patologie. Secondo lo studio realizzato dal Policlinico, quasi 7 pazienti Covid su 10 avevano almeno un problema di salute prima di essere contagiati. La maggior parte era iperteso (49%), mentre almeno 1 su 5 (21%) aveva problemi cardiovascolari. Solo il 4% dei ricoverati, invece, aveva patologie croniche dell’apparato respiratorio. La stragrande maggioranza dei pazienti presi in esame ha avuto bisogno di un aiuto alla respirazione: l’80% circa dei pazienti è stato intubato, mentre i restanti hanno avuto comunque bisogno di un supporto tramite mascherine per l’ossigeno o caschi per la ventilazione C-Pap.  

La pandemia di Sars-CoV-2, è la premessa dei due studi, “ha cambiato profondamente la vita di ciascuno, così come ha cambiato il modo di affrontare le patologie da parte del sistema sanitario. Perciò è ancora più importante conoscere l’identikit del paziente con infezione da coronavirus”. Cerca di dare una risposta questa prima indagine su circa 1.600 ricoveri nelle Terapie intensive lombarde nelle settimane iniziali di diffusione del contagio.  

Il team dell’Anestesia e Terapia intensiva adulti del Policlinico, diretta da Antonio Pesenti, ha analizzato i dati e in un secondo studio ha tirato le somme sul primo impatto con Covid-19. “Questo studio – spiega Grasselli – è importante perché ci permette di avere un quadro chiaro della situazione nelle Terapie intensive lombarde durante le prime settimane di diffusione della pandemia. Anche se è lo studio più completo pubblicato finora, i dati devono considerarsi preliminari e vanno interpretati con cautela”. Cautela “sia perché non erano disponibili tutti i dati relativi a ciascun paziente – motiva l’esperto – sia perché sono stati valutati i ricoveri in Terapia intensiva e non si hanno informazioni sul decorso della malattia nel momento in cui i pazienti migliorano e proseguono le cure in altri reparti”.  

Secondo i dati riportati, in circa l’80% delle persone positive Covid-19 si manifesta con sintomi lievi, come febbre e tosse secca, che non richiedono cure particolari. Nel 20% si sviluppa in modo più serio, da richiedere il ricovero. Una percentuale tra il 5% e il 15% dei ricoverati ha difficoltà a respirare così gravi da aver bisogno della terapia intensiva, dove può essere necessario ricorrere a intubazione (che consente di “mettere a riposo” i polmoni, guadagnare tempo e permettere all’organismo di battere il virus). “Continuiamo a raccogliere dati – conclude Grasselli – Serviranno ulteriori studi, per valutare ad esempio l’impatto dell’intubazione per tempi prolungati, ma anche per migliorare ulteriormente protocolli e terapie che possiamo mettere in campo ogni giorno per contrastare le forme più gravi di Covid-19”.