“L’unica protezione per tenere in sicurezza gli occhi dal rischio di essere la ‘porta’ del virus è mettersi gli occhiali di protezione, che creano una ‘camera’ chiusa intorno agli occhi, insieme alle mascherine. Chi porta già quelli da vista ha una minima difesa, ma attenzione dipende dalla grandezza della montatura. Perché parliamo di goccioline che possono essere dirette o fluttuare nell’aria. Lo studio dello Spallanzani quindi ci dice che occorre portare tutti gli occhiali di protezione se vogliamo avviare la Fase II”. Così Matteo Piovella, presidente della Società oftalmologica italiana (Soi), commenta all’Adnkronos Salute la ricerca dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma che ha isolato il virus nelle lacrime di una paziente.
Piovella ricorca che “la prima persona a dare conto della gravità del coronavirus è stato un medico oftalmologo di Wuhan. Questo perché uno dei sintomi evidenziato era la congiuntivite virale da coronavirus che ha, purtroppo, caratteristiche molto simili a quelle della tradizionale congiuntivite. Ovvero – chiarisce il presidente degli oculisti – prende un occhio solo, che rimane più rosa che rosso, da dei fastidi limitati come se ci fosse la presenza di un ciglio. Infine c’è il rigonfiamento del linfonodo recettore all’attaccatura della mandibola. Cose che tutti gli oculisti sanno”.