Crisanti: “100mila tamponi con hi-tech fatto in casa”

“Quello che ci ha contraddistinto fin dall’inizio è stato di fare un test in casa con reagenti validati”. Il virologo Andrea Crisanti spiega la ricetta che, insieme a un “nuovo macchinario” hi-tech “da mezzo milione di euro”, ha permesso all’azienda ospedaliera di Padova di avvicinarsi al “traguardo di 100 mila tamponi” processati per la rilevazione delle positività al nuovo coronavirus, che il direttore generale Luciano Flor pronostica verrà raggiunto “entro la fine di questa settimana”. Manca poco, hanno spiegato entrambi nel corso di una diretta Facebook in cui hanno fatto il punto sulla situazione nella struttura e su quanto fatto finora. E infatti, riferisce Flor, “dal 21 febbraio fino ad oggi i tamponi eseguiti” dall’azienda “sono stati 94.170”. 

“Già il 20 gennaio – ricostruisce Crisanti, che dirige il Laboratorio di microbiologia e virologia delll’Ao padovana – avevo fatto presente la necessità sviluppare un saggio diagnostico per identificare le persone positive al nuovo coronavirus. Abbiamo così iniziato a mettere a punto la metodica che è complessa. Il tampone è infatti solo un mezzo di prelievo, poi c’è la fase di estrazione degli acidi nucleici, una fase molto importante di distribuzione di reagenti e una fase di lettura. Noi abbiamo scelto fin dall’inizio un metodo realizzato in casa, senza sistema chiuso e senza dover fare riferimento a fornitori. I risultati sono stati validati con l’Istituto Spallanzani di Roma. Con una concordanza al 100% abbiamo iniziato a fare i test alle persone che presentavano i criteri iniziali identificati dall’Oms”.  

Poi, ricorda il virologo, “c’è stato il primo caso di coronavirus in Italia e lì è arrivata la prima sfida: la Regione Veneto chiedeva di fare i test a 3.300 abitanti di Vo’ Euganeo. E’ stato il primo stimolo per riorganizzare il lavoro e il flusso. Siamo passati da un centinaio a mille tamponi al giorno per poi arrivare progressivamente ai 2.500 di media giornaliera degli ultimi mesi. Questo è risultato uno strumento fondamentale, prima di tutto per spegnere il focolaio di Vo'”. 

Nei prossimi giorni un’aumentata capacità di fare i tamponi potrà fare la differenza, per Crisanti. A Padova l’azienda ospedaliera, racconta, ha “completamente rivoluzionato la parte di distribuzione dei reagenti. Nella mia esperienza precedente all’Imperial College” di Londra avevo visto in azione una strumentazione fantastica che, piuttosto che movimentare i liquidi attraverso pipette lo fa con ultrasuoni a una velocità spettacolare. Ho chiesto l’acquisto e ringrazio l’azienda per la fiducia perché è una macchina che costa circa mezzo milione di euro. La strumentazione è arrivata e funziona benissimo: permette risparmi di tempo e di scala e introduce un parallelismo di processazione”. 

Per fare un raffronto, “prima si usavano piastre da 96 reazioni di tampone, ora da 384, quattro volte tante. La macchina precedente utilizzava circa un’ora e mezza, questa dieci minuti. Ancora, la strumentazione precedente necessitava di quantità di reagenti 5 volte tanto rispetto a quelli necessari con la nuova macchina. Significa che gli acquisti fatti tempo fa si moltiplicano per 2 milioni e mezzo di reazioni”.  

Ora, quindi, aggiunge Crisanti, “possiamo aiutare altre aziende e ospedali nel Veneto che si stanno attrezzando per aumentare la capacità di fare tamponi. E la Regione e l’azienda si stanno adoperando per acquistare un altro macchinario di questo tipo da trasferire ad altra azienda. Un obiettivo del Veneto è infatti aumentare la capacità di fare tamponi per permettere a più persone possibili di ricominciare una vita normale”.