La fase 2 si avvicina, ma la guerra al coronavirus non è finita – si contano ancora molti morti al giorno a Brescia – e la città oscilla tra paura e voglia di ricominciare, ma la normalità non sarà più quella a cui siamo abituati. “Il dibattito si ferma alle date, a me – spiega Nunzia Vallini, direttore del Giornale di Brescia intervistata dall’Adnkronos – interessa cercare di capire più il come questo avverrà. E’ stucchevole parlare di quando apre una categoria, occorre interrogarsi su come si può ripartire e che requisiti deve avere un’impresa”.  

Un ritorno alla normalità come “tutela degli altri e di sé”, dove l’imperativo “non è io sto a casa, ma io ho cura della tua salute. Ciascuno deve garantire i requisiti di sicurezza, occorre mutuare scuole, industrie, occorre riprodurre il modello degli ospedali che riaprono gradualmente i reparti non covid: non si chiedono apro o non apro, ma lo fanno in sicurezza”.  

In una città in cui il bilancio ufficiale delle vittime del coronavirus è tra i più alti in Italia, “il cittadino bresciano ha reagito alla paura col fare: imprenditori, studenti, lavoratori hanno partecipato a diverse iniziative come volontari. Non solo: penso all’intera filiera del tessile riconvertita o a chi ha iniziato a stampare visiere per gli operatori sanitari. Certo poi resta la paura quando scopri che i tamponi possono dare dei falsi positivi o i test non sono certi al 100%. Ci piacerebbe essere già in una fase 2 in sicurezza ma siamo in una guerra in corso e il dibattito reale con continue polemiche politiche lungo l’asse Milano-Roma o tra Regione e Comuni non aiuta”.  

Lo ha fatto, invece, la solidarietà di una città abituata a rimboccarsi le maniche. “Con la nostra raccolta fondi ‘Aiutiamo Brescia’ partita a marzo scorso abbiamo raccolto a oggi più di 16 milioni di euro, grazie a oltre 56mila donazioni che arrivano da un numero ben maggiore di persone. Soldi usati a sostegno dei nostri ospedali per creare nuovi posti letto nelle terapie intensive e questo ci ha aiutato anche nella narrazione sul campo, una narrazione positiva, di speranza, a cui si sono affiancate storie di dolore per chi ha perso i propri cari”. Se saranno le inchieste della magistratura a far luce su eventuali errori nella gestione dell’emergenza sanitaria, “ora dobbiamo guardare avanti, non possiamo fermarci”, conclude il direttore Nunzia Vallini.