“La nostra analisi ci dice che le misure di lockdown che hanno chiuso il Paese hanno avuto grande efficacia, meno visibile al Nord ma molto al Centro Sud. Altre iniziative, come gli screening della febbre in aeroporto avviati a gennaio, sono state meno efficaci”. Ad affermarlo all’Adnkronos Salute è Carlo Signorelli, professore di igiene e sanità pubblica all’Università Vita Salute San Raffaele di Milano e past president della Società italiana di Igiene e medicina preventiva (Siti), autore insieme ad Anna Odone dello stesso ateneo e Thea Scognamiglio del Jonhns Hopkins Center for Humanitarian Health di uno studio su ‘Acta Biomedica’ che ha valutato l’efficacia delle misure adottate dall’Italia contro Covid-19. Se all’inizio sono stati stabiliti l’autoisolamento dei pazienti infetti e la creazione di una ‘zona rossa’, in seguito la strategia si è trasformata in una severa risposta di mitigazione, fino all’isolamento di tutta la nazione e alla sospensione delle attività non essenziali.
“La fase 2 – dice ancora Signorelli – di fatto è già iniziata, con le prime riaperture. E’ chiaro che, se teniamo chiuso tutto, il rischio di una ripresa dell’epidemia è bassissimo, mentre più riapriamo più i rischi aumentano. Quanto dobbiamo rischiare però deve deciderlo la politica, tenendo anche conto delle esigenze economiche. E sapendo che la disoccupazione peggiora la salute e fa anche dei morti: lo dimostrano studi scientifici”.
“Non dobbiamo dimenticare che esistono studi sull’impatto delle crisi economiche per la salute: i dati ci dicono che in Grecia si è registrato un pesante impatto anche in termini di mortalità. Ora con Covid-19 la fase 2 è imminente: siamo chiamati a decidere come riaprire e quanto rischiare. Una decisione che deve arrivare dalla politica. Inoltre è possibile che il clima ci dia una mano”, aggiunge Signorelli. Se però l’aumento delle temperature avrà un effetto benefico, “i Paesi che avranno ripreso le attività saranno favoriti mentre gli altri saranno ulteriormente penalizzati”, conclude.