Al giorno d’oggi condividere tutto sui social sembra scontato e quasi dovuto. Attenzione però, non proprio tutto
In questi tempi di iperdigitalizzazione e di presenza costante online, sembra ormai naturale condividere ogni aspetto della vita privata con i nostri “contatti”: ci sono persone, come gli influencer o i creator, che della condivisione della vita privata online ne hanno fatto un aspetto fondamentale del proprio lavoro. Ci sono però almeno 3 cose da non condividere sui social, per tutelare la privacy ma anche la sicurezza personale.
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Cose da non condividere sui social: documenti e dati sensibili
Sembra superfluo dirlo, ma molti cadono nella trappola quasi senza accorgersene: non bisogna mai fa entrare nell’inquadratura del cellulare documenti come il codice fiscale o altri fogli che riportino la data di nascita o l’indirizzo di residenza. Vietato pubblicare anche foto dove si veda (bene o anche in parte) il Green Pass, che basta scansionare con una app ormai disponibile gratis ovunque per avere a portata di mano dati sensibili sul suo possessore. Sconsigliato anche diffondere il proprio numero di telefono.
Cose da non condividere: la geolocalizzazione
Taggandoci in modo continuativo nei posti che frequentiamo, diamo preziose indicazioni allo sconfinato pubblico di internet sul dove siamo e quando. Questo può diventare facilmente un problema per la nostra sicurezza: per eventuali ladri che possono visitare casa nostra forti della certezza che siamo fuori, ma anche per qualcuno che voglia seguirci o incontrarci “casualmente” da qualche parte.
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Esistono anche applicazioni in grado di localizzare le persone tramite Whatsapp, sia che la persona in questione sia d’accordo o menoi: un motivo in più per non diffondere il numero di telefono a persone che non si conoscono dal vivo!
Cose da non condividere sui social: foto dei bambini
Pubblicare le foto dei propri figli, o di altri bambini, online o su qualunque social network, comporta due categorie di problemi: una di ordine etico e un’altra riguardante la sicurezza. Nonostante i genitori abbiano il diritto di prendere decisioni al posto dei figli, pubblicare loro foto senza averne il consenso è sbagliato, perchè si sta costruendo per i bambini un’identità digitale diffusa, destinata a restare nel tempo e non in linea con quelli che potrebbero essere i desideri degli stessi bimbi una volta cresciuti.
Inoltre, più volte la Polizia Postale e altre forze dell’ordine hanno messo in guardia dalla pubblicazione di fotografie di minori online: è ormai risaputo che gruppi di pedofili si procacciano fotografie proprio nei gruppi di genitori che pubblicano le foto sui social e lo stesso Mark Zuckerberg, nel 2015, lanciò un appello per avvertire i genitori a fare attenzione alla privacy dei loro figli. Questo perchè al di là del furto di materiale, pubblicare foto dove si vedono dettagli che possono ricondurre al proprio figlio, come il parco o la palestra che frequenta, la targa dell’auto dei genitori, il cortile della scuola, possono dare molti indizi a chi volesse raggiungerlo dal vivo e magari convincerlo di conoscere la sua famiglia, per conquistarne la fiducia.
Vale la pena correre questo rischio solo per il piacere di pubblicare una bella foto?