Lo schema Made Green in Italy “è una certificazione che coniuga la dimensione delle prestazioni ambientali con la dimensione del Made in Italy” ed “è la prima certificazione di natura pubblica che si basa sulla metodologia Pef con ulteriori requisiti di sostenibilità e qualità ambientale”. Così Fiamma Valentino, del Mite-Ministero della Transizione ecologica, nel suo intervento all’evento in diretta streaming sul sito web dell’agenzia di stampa Adnkronos, dal titolo ‘Made Green in Italy – Il decollo operativo dello schema di certificazione dell’eccellenza ambientale dei prodotti italiani e il suo ruolo nella transizione ecologica’.
Lo schema, che “nasce con la legge 221 del 2015”, “si basa su una metologia molto robusta per quanto riguarda la valutazione dell’impatto ambientale che è la metodologia europea Pef, nata per cercare di mettere ordine tra le iniziative volontarie nate negli anni per il calcolo dell’impronta ambientale. La metodologia Pef contempla ben 16 impatti sull’ambiente”.
“E’ uno schema volontario e si può applicare a tutti i prodotti, quindi beni e servizi ma anche prodotti intermedi e semilavorati che hanno origine in Italia. Il Mite è il gestore di questo schema e il funzionamento è definito da un apposito regolamento – spiega – Il ministero con questo schema vuole orientare l’iniziativa del sistema produttivo italiano verso l’utilizzo dell’impronta ambientale come leva per il miglioramento delle prestazioni ambientali e la valorizzazione del Made in Italy” e anche “per promuovere la competitività dei prodotti italiani”.
Il ministero “cerca nei sui programmi e in particolare con questo schema di comunicare nella maniera più uniforme e chiara quella che è l’analisi che viene fatta su un determinato prodotto. Le aziende che aderiscono allo schema ottengono la possibilità di usare il logo Made Green in Italy che può anche essere un richiamo per i consumatori” ma “potranno fregiarsi del logo solo le aziende che avranno soglie di performance pari al livello di benchmark o migliori”.
I benchmark di riferimento vengono stabiliti sulla base di una valutazione effettuata seguendo la metodologia Pef. La certificazione è accessibile ai soli prodotti per i quali esiste una Rcp (Regola di Categoria di Prodotto) in corso di validità. Le Rcp, che devono essere proposte al ministero da soggetti pubblici o privati che rappresentano oltre il 50% del fatturato del settore cui appartiene la categoria di prodotto in questione, sono i documenti contenenti le indicazioni metodologiche che definiscono le regole e i requisiti necessari alla conduzione di studi relativi all’impronta ambientale per quella specifica categoria di prodotto.