La storia, che ha dell’incredibile, rischia di sovrastare l’impresa dell’equipe del Sant’Andrea: uno dei dottori coinvolti nell’operazione è precario da 10 anni
La storia del dottor Benedetto Longo, chirurgo del Sant’Andrea di Roma che in equipe con altri colleghi ha portato a termine il primo trapianto di faccia in Italia, rischia di sovrastare anche l’importanza scientifica dell’operazione, delicatissima e molto complessa, che è andata a buon fine e che nel mondo è stata effettuata in tutto in circa 50 casi.
E’ infatti balzato agli onori della cronaca un dettaglio, tutt’altro che trascurabile: il dottor Longo, 41 anni, originario di Crotone, è un lavoratore precario. Da 10 anni il Sant’Andrea di Roma gli rinnova un contratto di 12 mesi in 12 mesi e il dottore ha dichiarato a La Repubblica: “Guadagno 25 mila euro lordi l’anno per cinque giorni alla settimana di lavoro proprio sul progetto di trapianto della faccia. Per crescere i miei figli faccio anche attività privata. Ma non svolgo questo mestiere per il posto fisso. È una passione e poi la cosa più importante è la soddisfazione dei pazienti”
Un paradosso tutto italiano, con una eccellenza della sanità pubblica italiana non valorizzata da chi dovrebbe fare di tutto per impedire che vada altrove: lo stesso dottor Longo, scherzando, si domanda cosa altro dovrebbe fare, dopo questa impresa, per interrompere il precariato.
Perchè di una vera e propria impresa si è trattato: l’operazione è durata 28 ore, la permanenza del dottor Longo in ospedale 60, da quando è arrivata la donatrice fino al ricovero della paziente in terapia intensiva.
Nelle ultime ore si è diffusa la notizia che, a causa di segnali di rigetto da parte della paziente, probabilmente l’operazione dovrà essere ripetuta: la donna non è in pericolo di vita ma l’equipe del Sant’Andrea dovrà tornare in sala operatoria per una nuova “impresa”.