“Non possiamo che essere d’accordo con l’allarme di Mario Draghi e speriamo che dalle sue parole, in cui identifica i rischi e i pericoli per le Pmi, possa arrivare un’accelerazione nei processi decisionali e nell’attenzione alle nostre esigenze”. Lo sottolinea all’Adnkronos Maurizio Casasco, presidente di Confapi (Confederazione delle Piccole e Medie Industrie Private Italiane) commentando i timori espressi dall’ex presidente della Bce che ha lamentato il rischio di finire “sull’orlo del precipizio in termini di solvibilità, specialmente per le piccole e medie imprese”.
Per ridare una prospettiva a questa che – ricorda – “è una piccola grande locomotiva”, Casasco evidenziare di avere -“lanciato di recente anche negli ultimi incontri con i vertici della Commissione Europea, l’allarme sul fatto che il Recovery Plan possa portare a una parcellizzazione di interventi e al tempo stesso finisca con il sistemare i bilanci delle grandi industrie, frutto di cattiva gestione”.
Casasco che – in qualità di Primo Vicepresidente Europeo e speaker – dopo la recente scomparsa del Presidente Ohoven guida anche la confederazione europea delle Pmi (Ceapme) ribadisce: “Chiediamo un intervento diretto dell’Europa sui finanziamenti alle Pmi: imprese che si sono indebitate per affrontare questa crisi ma che dal 2015 hanno creato l’80% dei nuovi posti di lavoro. Dal venerdì alla domenica tutti parlano di Pmi, poi il lunedì le dimenticano come dimostra il fatto che nel prossimo B20 a presidenza italiana, il vertice delle Confindustrie dei Paesi del G20, non c’è neanche un tema sulle Piccole e medie imprese”.
Nella definizione del Recovery, in cui – secondo Draghi – vanno sostenuti “progetti con un rendimento elevato” – per il presidente Confapi “non bisogna pensare a interventi ‘a pioggia’, ma piuttosto identificare alcuni temi specifici e intervenire, soprattutto dando priorità alle realtà che conoscono bene i territori, perché ognuno di loro ha una propria capacità produttiva”.
Il nodo di chi decide e come decide, osserva Casasco, è fondamentale, tanto più in un paese come l’Italia, “da una parte per il rischio di una lottizzazione politica (che non va confusa con la democrazia decisionale) e dall’altra per il potere esercitato dalla grande industria che, peraltro, impone alle Pmi termini di pagamento che sono una vergogna: con pagamenti a 180 giorni, unico paese in Europa, in Italia le piccole e medie imprese fanno ‘da banca’ alle grandi aziende”.
Nelle scelte sul Recovery, aggiunge il presidente Confapi, “vorremmo quella rapidità e quella flessibilità che ci contraddistinguono e che utilizziamo nelle nostre aziende: le Pmi hanno una capacità di adattamento straordinaria, e lo abbiamo dimostrato anche in questa crisi, con una manifattura che ha già ripreso a tirare”. “Quello che si decide oggi definirà il futuro dell’Italia nei prossimi trent’anni – conclude Casasco – per questo nelle scelte ci vanno bene il parlamento e le task force, ma dovrebbero esserci anche gli imprenditori, per pensare ai grandi temi che ci stanno a cuore, dall’istruzione alla salute, dal digitale al green”.