“Il detonatore del Covid ha fatto esplodere le diseguaglianze e le criticità del sistema sanitario, non più in grado di rispondere adeguatamente ai bisogni delle persone fuori dagli ospedali. È per questo che vogliamo rilanciare la necessità di una riforma sanitaria che parta proprio dall’assistenza primaria, in cui le cooperative con circa 400 mila professionisti in ambito sociosanitario, sono pronte a fare la loro parte”. A dirlo è Giuseppe Milanese, presidente di Confcooperative Sanità, durante il digital debate intitolato “Al bivio del Covid-19, l’Assistenza Primaria per riformare la sanità”, durante il quale esperti del mondo sanitario e istituzionale si sono confrontati sui temi legati all’assistenza territoriale, alle sfide della cronicità e della Terza Età.
“Sull’assistenza primaria la visione strategica stride con i fatti – ha spiegato Milanese – da un lato, infatti, si sostiene la necessità di incentivare le cure domiciliari, dall’altro però lo Stato sta portando avanti una campagna di assunzioni di massa, mettendo in difficoltà l’operatività di molte realtà che ogni giorno si prendono cura di migliaia di persone, depauperandole della risorsa più preziosa, i professionisti”.
“Il tema della prossimità in sanità è infatti posto nei giusti termini nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – ha concluso Milanese – ed è là che bisogna guardare per costruire un modello autentico di assistenza territoriale sussidiaria alla rete pubblica ospedaliera. La proposta che Confcooperative Sanità porta avanti da anni punta sulla creazione di reti multi professionali, in grado di integrare i diversi setting assistenziali, per garantire ai cittadini percorsi di cura e di prevenzione a prescindere dal contesto geografico e socio-economico. In questa ottica pensiamo che le cooperative sociosanitarie, le cooperative di medici, le farmacie di servizi insieme possano rappresentare un modello virtuoso per il territorio che non sia basato solo sull’ospedale”.
“Per riformare la sanità, lo Stato deve applicare l’articolo 118 della Costituzione e quindi puntare sulla sussidiarietà e su un partenariato autentico tra pubblico e privato, tra soggetti accreditati tra cui i cittadini possono scegliere liberamente e lo Stato controllore, con un effetto rilevante anche in termini di crescita occupazionale”.
“L’altra opzione – ha concluso Milanese – sarebbe optare per vecchie logiche che non riuscirebbero a fornire risposte adeguate ai bisogni di salute delle persone e corrono il rischio di disperdere le risorse in arrivo nei rivoli della spesa corrente”.