Mettere in campo sinergie con eccellenze in ambito agroalimentare, istituzioni, università, centri di ricerca e imprese di qualità per cambiare in meglio l’attuale modello agricolo, centrale per il Green Deal: tema al centro del Forum Agroecologia Circolare “Dal campo alla tavola, coltivare biodiversità e innovazione per far crescere il Green Deal europeo”, organizzato da Legambiente con il patrocinio dei ministeri dell’Ambiente e delle Politiche agricole alimentari e forestali e della Regione Lazio. 

Quello che si chiede è un modello agricolo che guardi alla sostenibilità ambientale delle filiere, all’utilizzo delle rinnovabili, alla lotta agli sprechi idrici ed energetici, all’innovazione tecnologica delle macchine e delle attrezzature agricole in chiave sostenibile. Al primo posto anche il profilo etico del lavoro in agricoltura e la lotta all’uso di fitofarmaci illegali, ma anche un freno al largo consumo di plastica spingendo su bio-materiali ed eco-packaging e poi biologico e agricoltura integrata, promuovendo l’economia circolare. 

Centrale, in tutto questo, la Pac: “Ci auguriamo – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – che nell’iter conclusivo di approvazione della Pac, dopo il voto tristemente deludente del Parlamento europeo, si trovi spazio per recuperare almeno una parte degli sforzi fatti dalla Commissione Von Der Leyen per garantire la transizione ecologica. Chiediamo con forza che il negoziato tra Commissione, Consiglio e Parlamento, che dovrà portare al perfezionamento della riforma, rimetta in primo piano la svolta ecologica del settore produttivo primario”. 

Per ottenere quel taglio del 60% delle emissioni climalteranti entro il 2030 che l’Europa si è data come obiettivo, serve infatti il pieno coinvolgimento del sistema agricolo. La nuova Pac, che ammonterà a circa 400 miliardi di euro, per Legambiente deve favorire la transizione verso l’agroecologia, e i fondi del Recovery Fund che le si aggiungeranno, essere destinati a un reale cambio di passo in chiave ambientale. 

No ai sussidi a pioggia: quasi 60 miliardi di euro dei contribuenti dell’Ue – sottolinea Legambiente – vengono spesi ogni anno per finanziare per lo più l’agricoltura e la zootecnia intensive. Sussidi che vanno trasformati in incentivi volti a ridurre gli impatti su acqua e aria, conservazione della fertilità del suolo e degli ecosistemi, come stabilito nelle strategie dell’Unione europea Farm to fork e Biodiversità. Obiettivi che Legambiente chiede che siano incorporati nella Pac in maniera vincolante. 

E l’Italia? “Deve avere un ruolo centrale – dice Angelo Gentili, responsabile Agricoltura di Legambiente – Il governo lavori affinché le strategie Farm to fork e Biodiversità siano vincolate alla Pac e a favore della realizzazione di un piano strategico nazionale capace di porre l’agroecologia al centro del dibattito, non favorendo modelli agricoli e zootecnici intensivi ma premiando senza esitazione le aziende che compiono scelte virtuose in chiave sostenibile. Né sono più rimandabili l’approvazione del nuovo Piano nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, che dovrà normare e limitare l’utilizzo delle molecole pericolose di sintesi, e la legge sull’agricoltura biologica ancora ferma al Senato”. 

L’associazione chiede infine di promuovere con appositi dispositivi l’agrivoltaico come strumento capace di favorire in maniera significativa lo sviluppo del fotovoltaico nei terreni agricoli, abbinato alle tecniche colturali, senza consumare suolo.