La trasformazione in atto nel settore elettrico e gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 rischiano di mettere in crisi il funzionamento del mercato elettrico come lo conosciamo oggi. Il mix delle fonti energetiche attuali e di quelle in prospettiva futura, con le fonti rinnovabili non programmabili in forte crescita per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, richiede un nuovo e diverso disegno del mercato. Lo ha detto Alessandro Marangoni, ceo di Althesys, nel corso del webinar “Ripensare il mercato elettrico per la transizione energetica. Il market design alla prova della decarbonizzazione” nell’ambito di Key Energy.
La riforma proposta dall’Unione europea – evidenzia lo studio di Althesys – è un passo in avanti, ma non è sufficiente per evitare che i prezzi in discesa del chilowattora verde mettano a rischio gli investimenti nelle rinnovabili e la possibilità di raggiungere il 55% di energia elettrica da rinnovabili entro il 2030, obiettivo previsto dal Pniec, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima voluto dal Governo italiano.
I dati raccolti dagli analisti di Althesys mostrano che l’incertezza sui prezzi futuri delle rinnovabili pesa fortemente sugli investimenti necessari, di durata almeno ventennale nel settore energetico. Le proiezioni condotte con i modelli di forecast elaborati attraverso migliaia di simulazioni sul lungo periodo da Net (New Electricity Trends di Althesys) realizzato in collaborazione con l’Università di Pisa, mostrano dei prezzi elettrici ‘catturati’ da eolico e fotovoltaico incompatibili con i costi prevedibili.
“I risultati delle nostre analisi – spiega Alessandro Marangoni, ceo di Althesys – evidenziano che, in assenza di un nuovo market design e di adeguate policy per rinnovabili e accumuli, decarbonizzazione, sicurezza e adeguatezza del sistema elettrico sono difficilmente compatibili. I prezzi ottenibili da fotovoltaico ed eolico non sosterrebbero gli investimenti necessari. Oltre a rivedere la configurazione e i meccanismi di funzionamento del mercato, è necessario intervenire in modo deciso sul sistema di governance e sull’intera filiera delle procedure autorizzative.”
“I deludenti risultati delle ultime aste Fer1 – prosegue – mostrano chiaramente che esse sono uno dei maggiori freni agli investimenti e quindi alla decarbonizzazione. C’è uno scollamento tra la narrazione politica e la realtà con la quale gli operatori devono fare i conti tutti i giorni”.
Il timore è che l’attuale disegno del mercato elettrico, figlio delle liberalizzazioni di fine anni ‘90 e pensato per un mercato centralizzato con grandi impianti programmabili, porti al collasso del sistema, con prezzi sul Mercato del Giorno Prima non più in grado di remunerare le fonti intermittenti, e che il Mercato dei Servizi non sia sufficiente ad assicurare la necessaria capacità flessibile e di backup.
Sarebbe quindi a rischio l’obiettivo per il 2030 del Pniec, che punta a soddisfare il 55% del fabbisogno elettrico da rinnovabili, con un contributo fondamentale da eolico e, soprattutto, fotovoltaico. Tanto meno il sistema italiano sarebbe in grado di cogliere il nuovo target di decarbonizzazione prospettato recentemente a livello europeo, che richiederebbe di andare al 60-65% di rinnovabili elettriche.
“Ormai – conclude Marangoni – non si tratta più di disegnare una nuova strategia energetica nazionale (dopo Sen e Pniec), bensì di ripensare completamente il sistema, tanto del market design elettrico che dell’assetto di governance e della catena del permitting del nostro Paese”.