Secondo il Report “Mare Plasticum: The Mediterranean” dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (Iucn), oltre 230mila tonnellate di plastica vengono scaricate ogni anno nel Mar Mediterraneo e l’Italia, insieme a Egitto e Turchia, è tra i tre principali responsabili. Non è un caso se l’80% dei rifiuti spiaggiati e monitorati sulle spiagge italiane è di plastica.
Stando ai dati emersi dalla campagna Beach Clean, realizzata bell’ambito del Progetto Common, che ha coinvolto durante la scorsa stagione estiva oltre 100 strutture balneari italiane, libanesi e tunisine ad alto afflusso turistico, il materiale più trovato sui lidi italiani, libanesi e tunisini esaminati durante tutta la stagione risulta essere la plastica (80%), seguito da carta (13%) e vetro (4%), il resto (3%) è materiale misto. L’87% delle strutture coinvolte segnala inoltre il ritrovamento di mozziconi di sigarette e di plastiche monouso: tappi, bicchieri e cannucce.
Per ridurre il marine litter serve un Mediterraneo unito. Non solo nelle pratiche di corretta gestione e smaltimento dei rifiuti, ma anche e soprattutto nelle politiche da adottare, facendo rete e replicando anche le buone pratiche di networking già in atto. È il messaggio che Legambiente lancia in occasione del webinar “Networking for tackling marine litter in the Mediterranean Sea” organizzato insieme al comitato tecnico scientifico Ecomondo, Corepla, Union for Mediterranean, Ispra, Common e Clean Sea Life.
Tra gli esempi concreti di come si può agire, il modello di networking avviato con il progetto Commin (Coastal Managment e MOnitoring Network for tackilng marine litter in the Mediterranean Sea) finanziato dall’Unione Europea che coinvolge oltre 500 soggetti, tra istituzioni, enti, associazioni, comuni e cooperative, per favorire modelli di governance comuni nei tra paesi coinvolti: Italia, Libano e Tunisia.
Oppure la campagna Clean Up the Med che in 28 anni ha mobilitato oltre 500mila volontari provenienti da 23 diversi Paesi mediterranei e grazie alla quale sono stati ripuliti 100mila chilometri di spiaggia da oltre 800mila tonnellate di rifiuti.
E la grande mobilitazione messa in campo dal progetto Clean Sea Life che in Italia, in quattro anni, ha dato vita ad una community unica coinvolgendo subacquei, diportisti, pescatori, studenti e cittadini in attività di pulizia delle spiagge e di informazione e sensibilizzazione.
Esperienze che meritano di essere replicate e che dimostrano come fare rete può essere un alleato prezioso nella lotta al marine litter. Ma, sottolinea Legambiente, è fondamentale mettere in campo una politica unitaria contro il marine litter partendo da un aggiornamento su proposte dell’Unep e dell’Unione Europea, estendendo le linee guida europee a tutto il bacino del Mediterraneo.
Sul fronte della politica italiana è urgente approvare al più presto il Ddl Salvamare, bloccato da mesi in Senato e il recepimento italiano della Direttiva europea per bandire e ridurre la produzione e commercializzazione di prodotti di plastica usa e getta su tutto il territorio nazionale, prima della scadenza del luglio 2021.
“Quello presente sui nostri litorali è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno ben più ampio, quello del marine litter, che sta mettendo in pericolo anche il Mar Mediterraneo, la sua biodiversità, ma anche l’economia locale. Per contrastare il marine litter – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – occorre agire al più presto e in sinergia attraverso maggiori azioni di networking, campagne di informazione e sensibilizzazione, promuovendo sempre di più l’economia circolare, lavorando per ridurre l’inquinamento da plastica e mettendo in campo politiche ad hoc a partire da una politica unitaria. Non c’è più tempo da perdere”.
“Ad oggi continua – l’approvazione in Senato della legge di delegazione europea rappresenta un primo passo importante e in avanti contro la plastica usa e getta e i rifiuti in mare. Siamo sulla strada giusta: per questo auspichiamo che l’Italia recepisca quanto prima la Direttiva europea e che il Senato faccia altrettanto per l’approvazione della Legge Salvamare, bloccata da mesi a Palazzo Madama, e che consentirebbe ai pescatori di riportare a terra i rifiuti accidentalmente pescati”.