“Nessuna discrezionalità o arbitrio politico ma misure automatiche”. Ad affermarlo è il ministro per la Pa Fabiana Dadone in un’intervista all’Adnkronos in merito alla classificazione delle zone di gravità Covid in rosse, arancioni e gialle, decise dal governo nel nuovo Dpcm.
Dadone replica così alle accuse provenienti da diversi governatori, laddove se le regioni rosse e arancioni protestano per le troppe restrizioni, qualcuno ritiene la zona gialla troppo soft. Il criterio “si basa su parametri oggettivi che le stesse Regioni hanno contribuito a fissare e su dati che da esse affluiscono. A valle dei dati, non c’è discrezionalità o arbitrio politico, ma misure automatiche”. E aggiunge, “in questo momento tarare interventi con gradazioni diverse ci consente di tenere conto delle diverse realtà epidemiologiche sul territorio. Nessuno è stato penalizzato o avvantaggiato in base a scelte estemporanee, il dialogo e la collaborazione istituzionale sono la stella polare che guida le decisioni del Governo”.
Quanto ai prossimi ristori che l’esecutivo si accinge a stanziare in un nuovo decreto, Dadone assicura che “si stanno prendendo in considerazione tutti i codici Ateco e tutte le attività colpite da questa nuova stretta”. E dunque, in merito anche alle conseguenze che potrà avere l’ulteriore spinta all’utilizzo dello smart working nel settore pubblico e nel privato sulle entrate dei pubblici esercizi, quali bar, rosticcerie, ristoranti, dove abitualmente si consuma la pausa pranzo. “Lascio ai ministri competenti la definizione del decreto, – aggiunge – sappiamo che abbiamo un margine entro il livello di deficit fissato e che queste risorse potrebbero bastare. In ogni caso, come ha detto il presidente del Consiglio, saremmo eventualmente pronti a chiedere al Parlamento di poter allargare i saldi di finanza pubblica per ristorare le categorie che ne avessero bisogno”. (di Cristina Armeni)