Mai come con l’emergenza coronavirus è stato possibile ‘vedere’ il ‘peso’ economico della scienza, della ricerca e delle tecnologie innovative e ‘disruptive’, nuove scoperte dalle ricadute ‘dirompenti’ sullo sviluppo industriale, sociale ed economico di un Paese. Un problema globale che tocca anche l’Ue che vuole frenare una eventuale “emorragia” verso l’esterno dell’Unione di “tecnologia europea”. A mostrare la direzione è stato anche il Consiglio Europeo per l’Innovazione il cui direttore, Jean-David Malo, ha parlato della possibilità dell’Eic di far valere una ‘golden share’ per mantenere nel Vecchio Continente innovazioni chiave nate e concepite nell’Ue, fermando eventuali acquisizioni o fusioni di aziende ad alto contenuto tech.  

Settori particolarmente sensibili come la sicurezza informatica o il calcolo quantistico, a quanto apprende l’Adnkronos da fonti vicine al dossier, sarebbero già ‘osservati speciali’. Il Consiglio Europeo per l’Innovazione, “avrà la possibilità non solo di investire nella società, ma anche di prendere ‘golden share'” ha detto il direttore dell’Eic Jean-David Malo in occasione della due giorni di Attract, il consorzio finanziato proprio dall’Ue per supportare 170 progetti di ricerca e tecnologia all’avanguardia. Malo ha iniziato così a tracciare l’orizzonte su come non far ‘fuggire’ dall’Unione né menti eccellenti né tantomeno i prodotti delle loro visioni.  

L’Eic ha un “ruolo assolutamente ovvio” da svolgere nello stabilire la “sovranità tecnologica” ha detto Malo in una conversazione con sciencebusiness.net di Attract nell’ambito della due giorni di conferenza online promossa dal Consorzio il 22 e 23 settembre scorso. “Dobbiamo assumerci maggiori rischi se vogliamo dare vita a idee potenzialmente di impatto” ha affermato ancora Jean-David Malo anticipando che l’Eic annuncerà presto una nuova importante decisione di investimento per finanziare tecnologie promettenti e accelerare lo sviluppo dell’innovazione tecnologica profonda. Insomma l’Ue punta a guardare al futuro e rilancia nonostante l’emergenza Covid.  

E con i suoi 170 progetti – che contano un finanziamento di 100mila euro ciascuno in settori quali imaging, monitoraggio, stampa 3D, grafene, fotonica e altri campi ‘deep tech’ – il Consorzio Attract è una fucina di idee rivoluzionarie e, fra quelle selezionate dal Comitato scientifico, 45 sono italiane. Idee da cui si attendono “innovazioni chiave” per il nostro futuro. “Noi facciamo come nella Silicon Valley” ha sottolineato all’Adnkronos il fisico italiano Sergio Bertolucci, presidente del comitato Scientifico Indipendente di Attract, alla vigilia della due giorni di lavori.  

“Noi di Attract andiamo a cercare fondi per tradurre intuizioni visionarie in idee da portare sul mercato tradotte in tecnologie ‘dirompenti’, arriveranno innovazioni tecnologiche che potranno anche cambiare il corso dei settori industriali di applicazione” ha spiegato ancora Bertolucci che alla due giorni di incontri si è confrontato insieme al team Attract con decine di investitori, industrie, imprenditori, comunità di ricercatori e università a cui il consorzio ha fatto intravedere quale sarà il futuro prossimo possibile per l’innovazione europea. Un futuro che per diventare concreto ha bisogno di investimenti e investitori.  

Nell’affrontare il prossimo “decennio sintetico”, Amy Webb del Future Today Institute ha dato cifre e tempi per settori strategici. Solo “nella biologia sintetica, gli investimenti supereranno i 25 miliardi di dollari entro il 2024”, ha stimato la Webb. “Il Progetto Attract è stato veramente innovativo. È la prima volta che colleghiamo scienza e innovazione in modo così aperto in Europa” è stato il commento del Direttore generale della Ricerca e Innovazione alla Commissione Europea, Jean-Eric Paquet. Dunque proprio il Consorzio Attract sta mostrando come possa essere possibile rendere più sistematiche le scoperte che arrivano dalla scienza e dare una risposta ai fondi investiti.  

Il Progetto Attract a inizio autunno ha messo sul tavolo il grande tema della “serendipità”. Nel mondo della scienza e della tecnologia la serendipità è un processo inaspettato in cui una scoperta scientifica o un progresso tecnologico sembra avvenire per puro caso. Un “fattore-caso” che però può rischiare di frenare gli investimenti verso la ricerca scientifica di base. Da qui il nuovo scenario che il Progetto Attract ha aperto sulla serendipità annunciando i risultati di un “nuovo studio del Cern, della Esade Business School e della Technical University of Denmark” che rileva come ci sia “molto più che una possibilità di serendipità”.  

Secondo gli autori dello studio, le condizioni per arrivare ad una scoperta scientifica o ad un progresso tecnologico, stando allo studio “possono essere determinate creando ecosistemi dell’innovazione dove la serendipità è in qualche modo sistematizzata, portando a scoperte scientifiche semplificate che accendono l’innovazione tecnologica profonda in Europa” e dando un grado di maggiore sicurezza agli investitori della scienza. Le “170 tecnologie di Attract – hanno evidenziato dal consorzio europeo – mostrano come la serendipità possa essere sistematizzata nelle scoperte scientifiche applicando quattro meccanismi: il primo meccanismo per innescare la serendipità – e utilizzato dal 41% dei progetti Attract – consiste nel combinare tecnologie di diversi domini di ricerca per produrre nuove applicazioni”.  

Il percorso si snoda con il “secondo meccanismo”, “il più utilizzato per innescare la serendipità, cioè migliorare le tecnologie di ricerche precedenti per renderle più efficaci ed è applicato dal 31% dei progetti di Attract” hanno riferito dal Consorzio. Terzo meccanismo per attivare la serendipità (utilizzato dal 27% dei progetti) consiste invece nell’applicazione delle tecnologie esistenti da un settore ad un nuovo campo di ricerca o area di applicazione. Infine, il quarto meccanismo per attivare sistematicamente la serendipità – strada scelta dal 14% dei progetti di Attract – prevede l’applicazione dell’apprendimento automatico o dell’intelligenza artificiale per aumentare o trovare nuovi usi per le tecnologie esistenti. Una esperienza quella raccontata da Attract che potrebbe delineare nuovi perimetri per gli investitori e nuove policy per la governance europea della ricerca.