Prosegue la situazione di alta tensione in Confindustria per il rinnovo del contratto dell’industria alimentare. Dopo alcuni giorni di silenzio, ieri il leader di Viale dell’Astronomia Carlo Bonomi ha inviato una lettera a Federalimentare e alle 10 associazioni di industriali che non hanno sottoscritto l’accordo del 31 luglio con i sindacati per riferire gli esiti dell’incontro di lunedì scorso, 14 settembre, con il presidente di Unionfood Marco Lavazza (in rappresentanza anche delle altre due associazioni firmatarie dell’accordo, Assobirra e Ancit) ed al contempo, convocare una riunione per il 5 ottobre con le medesime dieci associazioni ‘non firmatarie’ (Anicav, Assalzoo, Assica, Assitol, Assobibe, Assocarni, Assolatte, Federvini, Italmopa, Mineracqua) e Federalimentare, su invito del suo presidente Ivano Vacondio, ovvero della federazione che ai tavoli negoziali ha il ruolo di coordinatrice. Incontro a cui sarà presente anche il vicepresidente di Confindustria Maurizio Stirpe.  

L’intenzione di Bonomi è di “discutere le iniziative e le soluzioni possibili per le imprese del settore” a fronte del fatto che “le organizzazioni sindacali firmatarie di quell’intesa – scrive il presidente di Confindustria nella lettera che l’Adnkronos ha potuto visionare – approfittando di questa situazione di indeterminatezza, non paiono intenzionate ad avviare ulteriori tavoli negoziali e, almeno stando alle dichiarazioni rese alla stampa e confermateci dai segretari generali delle loro Confederazioni, ribadiscono che l’intesa del 31 luglio 2020 è da considerarsi l’unico Ccnl possibile del settore dell’industria alimentare”.  

“In questo quadro, se i sindacati non dovessero cambiare opinione, – avverte Bonomi – il settore dell’industria alimentare vedrà penalizzate le ragioni di una parte molto significativa dei suoi settori che non avranno una propria specifica disciplina dei rapporti di lavoro”.  

Il numero uno di Viale dell’Astronomia nel riferire gli esiti dell’incontro ai ‘colleghi’ afferma che con Lavazza, “senza entrare nel merito delle molte criticità contenute nell’intesa” sono state riconosciute “tre importanti questioni”: “l’accordo del 31 luglio “non vincola, né giuridicamente né sindacalmente altri soggetti che non siano le associazioni firmatarie e le imprese loro associate”; “non può essere in alcun modo considerato il ccnl dell’intero settore dell’industria alimentare” e “non limita in alcun modo la libertà negoziale delle altre Associazioni del settore, nonostante alcune formulazioni contenute nei testi, e le dichiarazioni di parte sindacale lo lascino intendere”.  

Bonomi inoltre, affermando “piena sintonia di giudizio” riferisce che Confindustria e Union Food “hanno auspicato che ciascuna Associazione del settore dell’industria alimentare fosse messa in condizioni di poter definire, con le organizzazioni sindacali, una intesa che nel rispetto del Patto per la Fabbrica, possa dare a ciascun settore una adeguata e specifica disciplina contrattuale”.  

Infine, spiega ancora Bonomi, visto che Union Food non ha ritenuto opportuno dare pubblicità degli esiti dell’incontro, una soluzione che “invece, per Confindustria, sarebbe stata opportuna” e “utile per fare chiarezza su alcuni equivoci che la stampa e i sindacati avevano alimentato, talvolta ad arte”, come “Presidente di Confindustria nel rispetto della volontà di Union Food, ho preferito non dare notizie alla stampa”. 

(di Cristina Armeni)