Sui rinnovi dei contratti Cgil Cisl e Uil alzano il tiro. Dopo l’incontro con Confindustria, la scorsa settimana, anche quei tavoli, come la sanità privata, su cui si erano registrati segnali di apertura da parte degli imprenditori, infatti, sono ancora al palo. Lo stesso per gli alimentaristi con Federalimentare, che non intende riconoscere l’accordo firmato da Unionfood che a sua volta non pare dare cenni di voler tornare sui suoi passi come vorrebbe Confindustria mentre anche la vertenza dei metalmeccanici, che procede al rallenty, ha deciso di aggiornare non prima del 7 ottobre prossimo il confronto sul salario, un confronto comunque che si delinea chiaro: aumenti in busta paga solo ex post e limitatamente a quanto registrato dall’Ipca, il resto lo contratterà il secondo livello.  

Per questo i toni dei leader sindacali, Maurizio Landini per la Cgil e Pierpaolo Bombardieri per la Uil si sono inaspriti, complice la piazza, anzi le 23 piazze che in simultanea hanno ospitato la manifestazione unitaria con cui i sindacati sono tornati a chiedere al governo un sostanziale ‘cambio di passo’ nelle politiche economiche, industriali, occupazionali. Più sfumate le parole della Cisl di Annamaria Furlan ma non la sostanza. 

“La posizione avuta finora da Confindustria di bloccare il rinnovo dei contratti è una strada che porta solo a uno scontro di cui non abbiamo nessun bisogno. Mi auguro che lo capisca”, avverte subito all’indirizzo di Bonomi, dal palco di Napoli, Landini che sollecita viale dell’Astronomia a chiedere insieme ai sindacati “un provvedimento che defiscalizzi gli aumenti dei contratti nazionali”, prosegue aprendo anche ad una ipotesi di “provvedimento transitorio”, dettaglia ancora Landini per il quale una richiesta unitaria sindacati-imprese al governo potrebbe avvicinare l’obbiettivo: “aumentare il netto in busta paga e dare un messaggio di speranza”.  

E ammonisce: “è finita la stagione dei furbetti, bisogna fare i contratti perché c’è il tema dei salari, il diritto alla formazione e alla qualità del lavoro”, aggiunge ricordando come “senza contratti si favorirebbe una competizione al ribasso, danneggiando le stesse imprese”. Poi, certo, dice con un occhio “allo scempio sindacale” sancito con l’accordo sui rider tra Ugl-Assedelivery, “c’è anche chi è andato lì a chiedere di mettere in discussione i diritti dei lavoratori, ma sono associazioni che potete immaginare”, commenta.  

Toni forti anche dalla Uil. “Siamo pronti ad una battaglia lunga e aspra. E se continuerete su questa strada- manda a dire Bombardieri a Bonomi- faremo una mobilitazione azienda per azienda, territorio per territorio. Perché il contratto nazionale è uno strumento imprescindibile di garanzia di diritti di cittadinanza e di democrazia economia. E non ci raccontate favole: la contrattazione di secondo livello è stata fatta solo nel 30% delle aziende “, prosegue smontando il ragionamento più gettonato tra gli imprenditori. “Il welfare è uno strumento ma non può sostituire gli aumenti”, commenta ancora ribadendo la necessità di “detassare gli aumenti salariali”. 

E approcciando l’argomento preferito dagli imprenditori, quello della produttività, per depotenziare la necessità di un rinnovo mette in fila tutte le obiezioni del sindacato. “Se volete parlare di produttività parliamo allora di quante aziende hanno investito in innovazione e ricerca e di quante hanno preso i soldi pubblici e hanno fatto speculazioni finanziarie, magari nei paradisi fiscali. E a chi parla di rivoluzione spieghiamo che se è fatta dai potenti si chiama dittatura:la vera rivoluzione la faremo noi restituendo dignità al lavoro e ai lavoratori perché le aziende non sono dei padroni”, incalza tra gli applausi. Nessun commento è arrivato da Confindustria.  

Anche per la Cisl “è urgente” rinnovare tutti i contratti collettivi scaduti. “Bisogna fare i contratti, bisogna impegnarci perché questa sia una stagione della contrattazione, poi ovviamente aspettiamo Confindustria alla prova dei fatti”,dice ricordando non solo “la vergogna” di aver lasciato scadere nella sanità privata un contratto per 14 anni ma anche, alla politica distratta, che lo Stato è il datore di lavoro di tutto l’universo del pubblico impiego. E anche lì “si devono rinnovare i contratti scaduti”.