Nell’anno della pandemia mondiale Sars-Cov-2, dei medici eroi in terapia intensiva e dei 177 camici bianchi deceduti durante i mesi dell’emergenza, la formazione post-laurea dei giovani dottori rimane ancora nel caos. Mancano pochi giorni al concorso per l’ammissione alle scuole di specializzazione in Medicina, martedì 22 settembre, e montano le polemiche sui ritardi e sui nodi non risolti dopo le promesse di rinnovare il Ssn e scongiurare carenza di personale in corsia se dovesse esserci una seconda ondata pandemica.
“Quello che sta accadendo è il paradigma di una sofferenza, negli anni non è stata fatta la programmazione dei fabbisogni formativi. Ci lamentiamo che mancano i medici e i posti letto, ma dall’altra parte non incrementiamo il numero degli specialisti con le borse. Anche quest’anno un esercito di laureati rimarrà fuori con un destino da precari”, denuncia all’Adnkronos Salute Pierino Di Silverio, responsabile nazionale Giovani di Anaao Assomed.
Il decreto del ministero dell’Istruzione (numero 650 del 16 settembre 2020) prevede per la ripartizione per l’anno accademico 2019-2020, tra le diverse scuole di specializzazione istituite nei singoli atenei, 13.400 contratti di formazione specialistica finanziati con risorse statali, 888 contratti aggiuntivi finanziati con risorse regionali, 167 contratti aggiuntivi finanziati con risorse di altri enti pubblici o privati nonché 525 posti riservati alle categorie protette. In totale poco meno di 15mila borse. Circa 5mila in più rispetto allo scorso anno. “Ma la platea di aspiranti specializzandi è di circa 26.500 – osserva Di Silverio – e non è un numero campato in aria”.
“Dentro ci sono i ragazzi rimasti fuori dall’imbuto formativo dello scorso anno, chi ha vinto il maxi ricorso al Tar (circa 10 mila persone) e poi chi ha già una borsa, ma vuole cambiare. Rimarranno fuori più di 10mila medici – rimarca – con enormi danni per il futuro professionale, costretti a ingrossare le file del sottobosco privato sottopagato o alla fuga all’estero”.
Secondo il responsabile nazionale del settore Anaao Giovani dell’Anaao Assomed, il sindacato dei medici dirigenti del Ssn, “ci sono anche altri problemi”. Di Silverio evidenzia la questione dei candidati positivi al Covid: “Il bando prevede che non posso partecipare, ma nessuno si è fatto scrupoli quando sono stati mandati nei reparti Covid durante l’emergenza – obietta – Si poteva pensare ad aule ‘ad hoc’ o ad aree protette”.
“Nelle borse messe a disposizione dalle Regioni ci sono poi cose assurde o allucinati – rimarca – Prendiamo l’Emilia Romagna: gli specializzandi devono impegnarsi a lavorare per un certo numero di anni in Regione e se non rispetti questo vincolo devi rimborsare una quota parte della borsa”. L’Anaao Giovani ha, negli anni, proposto alcune soluzioni ai ministri competenti in materia che si sono succeduti. “L’imbuto formativo – chiarisce Di Silverio – non si elimina con 5000 borse in più ‘una tantum’ come fatto. E nei prossimi anni? Usiamo i fondi del Recovery Fund per una riforma globale della formazione post laurea in Medicina. Ovvero, chi entra nella scuole specializzazione deve avere un contratto di formazione/lavoro con il Ssn, con un tutor che lo segua nel percorso ospedaliero. Si impara di più e si fa più pratica”.
“Stiamo ancora aspettando un serio report sui fabbisogni del Ssn – conclude Silverio – dati mai usciti. Da tempo manca un ragionamento programmatico. L’unico modo per risolvere il fabbisogno reale dei medici specialisti da qui a 5 anni è programmare, analizzare quanti andranno in pensione e capire le reali esigenze del sistema”.
C’è stato un dialogo su questi temi con il ministro della Salute Roberto Speranza? “Ci abbiamo parlato – conclude – Ma nella sostanza fa un passo avanti e uno indietro. Spero ci incontri di nuovo. Tanti giovani laureati hanno bisogno di risposte”.