di Lucia Scopelliti
Ambulatori specialistici non Covid, da utilizzare soprattutto per prime visite o esami ambulatoriali di livello semplice. Ne potrebbero essere realizzati fino a 32 nel Padiglione del Policlinico in Fiera di Milano. Trentadue, quante sono le stanze a due letti nelle quali dovevano essere allestite le ultime 64 postazioni di terapia intensiva (per le quali si attendevano i fondi statali) a completamento del piano varato dalla Lombardia sulla base di quanto previsto dal decreto Rilancio. I posti letto inclusi nel piano sono 221, tre quarti già pronti e i restanti, 64 appunto, da allestire.
In questi spazi – riconvertibili in qualunque momento per completare il piano nazionale, in caso di bisogno dovuto a una nuova ondata di malati gravi – l’idea è di attivare l’area dedicata agli ambulatori che, con le opportune separazioni, si affiancherebbe quindi al Covid hospital, all’area delle terapie intensive, quasi 160, già pronte e in stand by dopo aver dimesso l’ultimo dei 17 pazienti ricoverati. Ecco cosa prevede, a quanto apprende l’Adnkronos Salute, il piano dell’Irccs di via Sforza, discusso nel corso della prevista riunione operativa interna che si è tenuta oggi. La proposta sarà ora vagliata dalla Regione Lombardia che dovrebbe esprimere un parere nelle prossime due settimane. Con il via libera, la partenza degli ambulatori sarebbe possibile dall’1 ottobre.
Il piano nasce con una flessibilità che per esempio permetterebbe in prospettiva di concordare con l’Ats di Milano anche l’attivazione di un punto per la vaccinazione antinfluenzale, se necessario, con il supporto di altre Asst e dei medici di famiglia. Quanto agli ambulatori pensati dal Policlinico, potrebbero essere strutture dedicate a prestazioni di ginecologia (pap-test e necessità simili), esami non complessi di cardiologia come l’elettrocardiogramma, o tac ed ecografia dell’addome ed altre prestazioni di area gastrointestinale, che non richiedono un iter strutturato, ma solo l’esecuzione dell’esame con la macchina. Le discipline? Si spazierebbe dalla dermatologia all’urologia e alla neurologia, sulla base della richiesta. Missione alleggerire le attività legate alla ripresa post-lockdown, e aumentare l’offerta sul territorio per alcune prestazioni.
Toccherà alla Regione approvare o eventualmente modificare il progetto delineato dal Policlinico, il quale ha condotto tutte le verifiche per valutarne la fattibilità. Questo spazio riservato, puntualizzano dall’Irccs, non sostituisce le terapie intensive pronte e attive. E come verrà utilizzato dipenderà dai bisogni, per esempio di recupero delle prestazioni, o dall’evoluzione dei contagi da coronavirus Sars-Cov-2. E’ un piano che si muove seguendo l’epidemiologia del territorio, in altre parole.
L’obiettivo per il Policlinico è triplice: garantire il distanziamento sociale e allo stesso tempo aumentare il volume di prestazioni eseguibili (avendo questo ulteriore spazio disponibile). Oggi infatti l’attività è organizzata per evitare assembramenti nelle sale d’attesa e quindi si tende a mettere gli ambulatori in serie con orari scaglionati in slot uno di seguito all’altro. L’altra strategia che si potrebbe adottare è dislocare le attività sfruttando appunto gli spazi del Padiglione del Policlinico in Fiera. C’è poi tutta la partita del recupero di visite ed esami saltati in fase di lockdown. Il Policlinico ha continuato durante il periodo estivo a eseguire prestazioni per smaltire quello che era stato rimandato, si è arrivati a coprire l’80-90% delle prestazioni saltate, ma con i nuovi ambulatori si potrebbe integrare l’agenda delle nuove prenotazioni.
Il call center regionale mette in rete tutte le prestazioni libere, ma non tutti hanno riattivato al 100% le attività. I nuovi ambulatori permetterebbero di mettere in campo prestazioni in più che liberano posti nelle agende regionali. Non si partirebbe con tutto e subito e dipenderà anche da quanto c’è da recuperare in generale a Milano e quella che è la richiesta che arriva da medici di famiglia e specialisti. Il personale da impiegare negli ambulatori – l’idea è di partire con quello del Policlinico – e anche eventuali costi dipenderanno dalla richiesta a cui si intenderà rispondere. Tenendo presente che la sede è stata donata in comodato d’uso e il costo di alcune infrastrutture come quella informatica è stato già affrontato per le terapie intensive.