Bagni a prova di infezione al mare, in piscina o al lago è possibile ma è meglio stare “lontani da foci di fiumi e torrenti, scarichi e piccoli canali, che in genere sono i veicoli principali di contaminazione batterica e virale, a causa dell’insufficiente depurazione o di scarichi illegali”. A sottolinearlo è lo scienziato del Cnr Vito Felice Uricchio dell’Istituto di ricerca sulle acque, l’istituto che siede al tavolo istituito con l’Iss e l’ospedale Sacco di Milano per studiare e valutare i possibili rischi da contagio di SarsCov-2 legati agli impianti idrici.  

Certo, con i suoi oltre 7.000 chilometri di costa e i suoi paesaggi marini, l’Italia è uno dei paradisi balneari più amati al mondo ma purtroppo questa estate la pandemia ha ridotto drasticamente il numero di turisti stranieri, ma gli italiani non stanno rinunciando al piacere di un bagno al mare o in piscina. I regolamenti disposti da Governo e Regioni per l’accesso e l’utilizzo di spiagge e piscine sono rigorosi, il dubbio che in acqua il contagio sia possibile si insinua però ugualmente. “Un’esperienza così traumatica come la pandemia -osserva Uricchio- richiede momenti di tranquillità e benessere, quali quelli che il nostro corpo gode immerso nell’acqua: benefici per l’apparato respiratorio e cardiovascolare, miglioramento delle abilità motorie, del rilassamento e del sonno”. 

E per studiare i possibili rischi legati agli impianti idrici è stato istituito un tavolo di lavoro che ha coinvolto i ricercatori del Cnr-Irsa di Brugherio e di Roma, dell’Istituto superiore di sanità e dell’Ospedale Sacco di Milano. “Dagli studi condotti emergono risultati rassicuranti, che mostrano come il virus venga annientato dagli impianti di depurazione: le acque a valle ne risultano prive. Inoltre, la vitalità del virus risulta del tutto trascurabile già all’ingresso nei depuratori” assicura il ricercatore.  

Uricchio spiega che “l’incapacità del materiale genico (Rna) del Sars-CoV-2 di riprodursi autonomamente offre inoltre qualche garanzia sulla ridotta efficienza dell’acqua quale possibile vettore di infezione. Pertanto, in riferimento alla balneabilità del mare e dei laghi, il rischio correlato alla potenziale contaminazione da acque reflue o escreti infetti diffusi da imbarcazioni ha scarsa rilevanza, sebbene per maggiore garanzia -avverte il ricercatore- sia sempre consigliabile bagnarsi lontani da foci di fiumi e torrenti, scarichi e piccoli canali, che in genere sono i veicoli principali di contaminazione batterica e virale, a causa dell’insufficiente depurazione o di scarichi illegali”.  

Anche nelle piscine, le raccomandazioni, rigorose, sono le solite. “La probabilità di contrarre infezioni e malattie in piscina è in genere dovuta a rilasci di feci, liquidi biologici (urina, saliva, muco, sebo, sudore), capelli, cellule epiteliali e annessi cutanei da parte dei bagnanti, che rendono plausibile la presenza di organismi patogeni” afferma Uricchio. “Tutte le piscine, anche di piccole dimensioni, gonfiabili e fuori terra -sottolinea il ricercatore del Cnr- devono essere opportunamente sanificate e disinfettate per evitare la proliferazione batterica e virale, specie nelle giornate più calde”.  

“È utile assicurare il ricircolo di acqua con un filtro per 12-18 ore al giorno, una disinfezione anche a base di cloro o di ozono, piccole dosi di alghicidi e chiarificatori, massima attenzione alla pulizia della vasca e delle zone circostanti: la stagnazione dell’acqua può essere infatti dannosa per i fruitori ma anche per i materiali degli impianti” spiega ancora. “Il corretto funzionamento e un’adeguata disinfezione assicurano la totale inattivazione dei patogeni in generale, Coronavirus incluso. È raccomandato comunque -conclude Uriccio- evitare contatti ravvicinati, assembramenti, mantenendo la distanza di almeno un metro, e non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani”.