di Margherita Lopes
Non solo l’agognato vaccino. I ricercatori internazionali, e numerose aziende, stanno scommettendo da tempo sugli anticorpi neutralizzanti. E ora uno studio pubblicato su ‘Nature’ mostra che questi anticorpi, isolati da pazienti con gravi forme di Covid-19, possono sopprimere il virus Sars-Cov-2. I ricercatori del Columbia University Irving Medical Center hanno infatti isolato gli anticorpi di diversi pazienti positivi che, ad oggi, sono tra i più potenti nella neutralizzazione del virus. Queste ‘armi’ potrebbero essere prodotte in grandi quantità da aziende farmaceutiche per curare i pazienti, soprattutto nelle prime fasi dell’infezione e per prevenirla in particolare negli anziani. Non solo, il team ha dimostrato che i soggetti con forme più gravi di Covid-19 hanno anche una risposta anticorpale più forte e duratura.
“Ora abbiamo una collezione di anticorpi che è più potente e diversificata rispetto a quanto finora trovato, pronta per essere trasformata in trattamenti”, afferma il celebre scienziato David Ho (esperto di Aids e fra i primi a impiegare gli inibitori della proteasi nel trattamento su pazienti affetti dall’Hiv), docente di medicina della Columbia University Vagelos College of Physicians and Surgeons, che ha diretto il lavoro.
I ricercatori spiegano che i loro anticorpi purificati e fortemente neutralizzanti forniscono una protezione significativa dall’infezione da Sars-CoV-2 nei criceti e stanno pianificando ulteriori studi su altri animali e sugli esseri umani. Ma perché puntare sugli anticorpi? Una delle principali risposte del corpo umano a un’infezione è proprio quella di produrre anticorpi, proteine che si legano al patogeno invasore per neutralizzarlo e contrassegnarlo in modo che sia distrutto dalle cellule del sistema immunitario.
Sebbene diversi farmaci e vaccini contro Covid-19 siano in fase di sperimentazione clinica, potrebbero non essere pronti ancora per diversi mesi. Nel frattempo, gli anticorpi neutralizzanti prodotti dai pazienti con Covid potrebbero essere usati per trattare altri malati o addirittura prevenire l’infezione nelle persone esposte al virus. Ebbene, lo sviluppo e l’approvazione di anticorpi come trattamento di solito richiede meno tempo rispetto ai farmaci convenzionali.
Questo approccio è simile a quello del plasma dei guariti (il cosiddetto siero convalescente), ma potenzialmente più efficace, spiegano i ricercatori. Il siero convalescente, infatti, contiene una varietà di anticorpi, ma poiché ogni paziente ha una risposta immunitaria diversa, il plasma ricco di anticorpi utilizzato per trattare un paziente può essere notevolmente diverso da quello somministrato a un altro, con concentrazioni e intensità variabili di anticorpi neutralizzanti. Il team di Ho, che dirige l’Aaron Diamond Aids Research Center, con la pandemia si è concentrato su Covid-19. “La maggior parte dei membri del mio team praticamente lavora senza sosta 24 ore su 24, 7 giorni su 7”, afferma Ho.
I ricercatori hanno avuto facile accesso ai campioni di sangue di pazienti con malattia moderata e grave trattati all’Irving Medical Center di New York City, epicentro della pandemia in Usa all’inizio di quest’anno. “C’era un sacco di materiale clinico e questo ci ha permesso di selezionare i casi migliori da cui isolare questi anticorpi”, afferma Ho. Il suo team ha scoperto che, sebbene molti pazienti infetti producano quantità significative di anticorpi, la qualità di questi anticorpi varia. Nei pazienti studiati, quelli con patologie gravi che richiedono ventilazione meccanica hanno prodotto gli anticorpi più fortemente neutralizzanti. “Pensiamo che i pazienti più gravemente malati abbiano ‘incontrato’ più virus e per un periodo di tempo più lungo, il che ha permesso al loro sistema immunitario di dare una risposta più solida”, afferma Ho. “Un fenomeno simile a quello che abbiamo imparato dall’esperienza sull’Hiv”.
La maggior parte degli anticorpi anti-Sars-Cov-2 si lega alla glicoproteina Spike. Alcuni degli anticorpi più potenti erano diretti al dominio di legame del recettore (dove il virus si attacca alle cellule umane), ma altri erano diretti alla regione N-terminale della proteina Spike. Il team della Columbia ha identificato una varietà più diversificata di anticorpi rispetto ai precedenti studi, inclusi nuovi anticorpi unici che non sono stati descritti in precedenza.
“Questi risultati mostrano quali siti sono i più vulnerabili”, afferma Ho. “L’uso di un cocktail di anticorpi diversi diretti a diversi siti della proteina Spike aiuterà a far sì che il virus non diventi resistente al trattamento”, aggiunge. “Abbiamo anche scoperto che questi potenti anticorpi non sono troppo difficili da generare per il sistema immunitario. Ciò fa ben sperare per lo sviluppo del vaccino”, afferma l’esperto. “I vaccini che provocano forti anticorpi neutralizzanti dovrebbero infatti fornire una solida protezione contro il virus”. Il team ora sta indagando sull’efficacia di questi anticorpi in altri animali, prima di arrivare a sperimentare lo stesso approccio in pazienti con Covid-19.