Se non ci sarà la proroga delle scadenze fiscali al 30 settembre ”siamo pronti ad assumere azioni forti, tipo quella di non inviare i dati fiscali”. ”In mancanza di comunicazioni da parte del governo il 16 settembre ”i dichiarativi non si inviano”. Lo annunciano le associazioni sindacali dei commercialisti (Adc – Aidc- Anc- Andoc – Fiddoc- Sic- Unagraco – Ungdcec – Unico), nel corso di una conferenza stampa.  

‘Finché non ci saranno provvedimenti sarà sciopero, se necessario a oltranza’, hanno annunciato poi . ”Deve interrompersi questa legislazione dall’alto” e gli interventi in materia fiscale ed economica devono essere fatti ”con il consenso e il contributo dei dottori commercialisti”, sottolineano i professionisti. ”Non si possono mettere gli imprenditori nella condizione di dover scegliere, ad agosto, se mantenere i posti lavoro o pagare le imposte”, sottolineano. 

La richiesta di proroga, spiegano le associazioni, ”non è un capriccio dei commercialisti o delle imprese” ma una necessità di lavoratori che ”sono sfiniti da un’infinità di adempimenti”. Dal 16 al 30 luglio sono circa 260, ricordano i professionisti. Considerando che il paese sta attraversando un ”momento in cui l’economia del paese è allo stremo” il rinvio al 30 settembre che ”avevamo chiesto ci sembrava un atto dovuto”. 

Soprattutto considerando il carico di lavoro a cui sono stati sottoposti gli studi in questo periodo: ”Sono stati sommersi da tantissimi adempimenti”, previsti dai decreti legge covid, come cig, bonus, crediti d’imposta, affitti e sanificazioni. ”Tutto lavoro straordinario che si è venuto a creare in momento particolare” anche per i commercialisti, che hanno dovuto affrontare ”grosse difficoltà” legate alle modalità di lavoro a distanza. 

”Ma ogni volta che come categoria proponiamo qualcosa, spesso e volentieri in favore dei cittadini, sembra ci sia sistematicamente la volontà di disattendere le nostre richieste”. ”Oltre a non essere ascoltati spesso siamo discriminati”. Crediamo ci debba esser un cambio di rotta”, sottolineano i sindacati. Che nell’ambito della riforma fiscale chiedono di ”essere parte attiva, in qualità di professionisti specializzati del settore, con le nostre proposte e sedendo ai tavoli”.  

”Se il Governo si mostra del tutto sordo alle ragionevoli richieste che avanziamo, ci vediamo costretti a chiamare la categoria alla mobilitazione e a forme di protesta forti’, afferma il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, nel corso della conferenza stampa organizzata oggi dalla categoria.