Credito Fondiario ritiene molto vicino un consolidamento del settore degli npl perché la crisi scatenata dal covid può comportare una sorta di ‘selezione naturale’ degli operatori sul campo. Ne è convinto Mirko Briozzo, vice dg e chief business officer del gruppo specializzato nell’investimento e nella gestione dei crediti deteriorati che ha raggiunto 51 miliardi di euro di masse in portafoglio. “Siamo sempre pronti a studiare operazioni che creino valore rafforzando la nostra società e permettendoci di fare meglio il nostro mestiere. Pensiamo che ci possano essere possibilità e le analizzeremo”, spiega in un’intervista all’Adnkronos.
La quotazione in Borsa resta uno degli obiettivi, anche se l’orizzonte temporale potrebbe verosimilmente spostarsi oltre il 2020, vista la situazione dei mercati. “L’idea c’è sempre, ma non abbiamo fretta e il mercato oggi non è realisticamente favorevole per operazioni di questo tipo”. La volatilità ha imposto un ripensamento, e gli azionisti non premono. “Il loro focus è mettere Credito Fondiario nelle condizioni di continuare a crescere bene, come successo fino ad oggi”. Quindi l’obiettivo ipo resta, “ma aspettiamo un altro anno o il momento giusto”. Credito Fondiario oggi è controllata dalla Tiber Investment del fondo Elliott, con una quota attorno al 90% del capitale.
Se il business dei non performing loan è atteso aumentare per il deterioramento delle condizioni di alcune imprese colpite dalla crisi, questo non è un momento facile nemmeno per gli operatori del settore. “Alcune attività – sottolinea il manager – sono rallentate per la chiusura dei Tribunali e alcune controparti potrebbero non essere desiderose di discutere ora ristrutturazioni del debito. E’ quindi possibile un restringimento del numero di attori sul mercato, soprattutto di chi si è strutturato male o ha investito su ipotesi di recupero troppo ottimistiche sull’onda del momento più propizio del settore”.
Questo, secondo Briozzo, potrebbe portare “a un consolidamento e quindi a operatori più grandi che si porranno al servizio del settore bancario per lo smaltimento di portafogli di crediti deteriorati anche di grandi dimensioni”.
Nel primo trimestre, le banche hanno già accantonato parecchio per gestire eventuali shock creditizi, ma il secondo trimestre andrà inevitabilmente peggio. Alcune stime, che calcolano fino a 100 miliardi di nuovi npl negli scenari peggiori, sono simulazioni. “Si tratta di analisi costruite con serie storiche: è l’unica cosa che si può fare adesso, ma dobbiamo leggerle come proiezioni di possibili, è difficile prevedere cosa accadrà: bisogna anche aspettare che tutta questa iniezione di liquidità senza precedenti entri nel sistema e gli interventi del Governo arrivino a valle. Da lì si capirà tutto. Questa, del resto, è una crisi mai vista”, ammette.
“E’ evidente – aggiunge – che una situazione di ulteriore difficoltà, di deterioramento delle imprese, impone che nel mercato italiano ci siano ancora di più operatori specializzati sui crediti non performing. E questo anche perché le banche sono il soggetto a cui tutti i Governi si stanno appoggiando per la distribuzione della politica monetaria”.
Di conseguenza, argomenta, è ancora più importante per gli istituti concentrarsi sul loro business e dedicare risorse al supporto dell’economia. “In quest’ottica avranno sicuramente bisogno di operatori specializzati, sia per vendere sia per farsi aiutare a gestire i crediti deteriorati e continuare con la loro missione”.
Gli npl lordi in pancia alle banche sono passati dai 340 miliardi del 2015 ai 135 di fine 2019 ma questi crediti, tra sofferenze e inadempienze probabili, non si sono volatilizzati: sono semplicemente passati nel bilancio di altri investitori specializzato o di un servicer.
Al momento, in Italia ne operano una quarantina considerando gli internazionali. Oltre a Credito Fondiario, i principali sono DoValue, Intrum Cerved, Banca Ifis, Prelios e Amco. Per ora, i deal maggiori sono avvenuti tra le società di gestione dei crediti e le banche, che hanno venduto le loro piattaforme di recupero crediti: poche invece le aggregazioni andate a buon fine tra operatori npl. Credito Fondiario e Banca Ifis avevano iniziato delle trattative che non sono andate a buon fine.
“Forse adesso dopo il covid si apre una nuova fase per il settore”, ipotizza Briozzo. Il secondo trimestre, con i mesi del lockdown e i Tribunali chiusi, sarà complicato per tutti, anche se l’operatività è comunque continuata, in particolare su operazioni chiuse per via extragiudiziale. “Il rallentamento ci sarà soprattutto nel secondo trimestre, ma nel terzo trimestre si ricomincerà a operare. Le nostre attese sono per un rimbalzo e una normalizzazione dell’attività a fine anno”. (di Vittoria Vimercati)