La Commissione Europea si è impegnata a ridurre le emissioni del 50-55% entro il 2030 e, come priorità del suo Green Deal, fare dell’Europa il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Ma, rileva un nuovo rapporto pubblicato oggi da Climact (“Increasing the Eu’s 2030 emissions reduction target”) in vista della riunione dei ministri dell’Ambiente dell’Ue del 23 giugno, si può fare di più: l’Ue può aumentare i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 del 55% e, anzi, arrivare anche al 65% (rispetto ai livelli del 1990).
Secondo lo studio, è possibile ridurre del 55% le emissioni grazie alla rapida diffusione di tecnologie già conosciute senza modificare in modo significativo i nostri stili di vita. In alternativa, si potrebbe raggiungere il 55% grazie a un miglioramento del nostro stile di vita, ad esempio attraverso diete più sane e la riduzione degli spostamenti non necessari) e una diffusione più moderata delle tecnologie.
La riduzione delle emissioni del 65% entro il 2030, invece, sarebbe possibile grazie a un’azione rapida sia per quanto riguarda la diffusione delle tecnologie che il miglioramento dello stile di vita. I tagli alle emissioni entro il 2030 potrebbero essere ottenuti con diversi livelli di impegno settoriale, nella produzione dell’energia e nell’impiego della tecnologia di cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS) per il settore industriale.
L’obiettivo di riduzione delle emissioni riveduto dall’Ue per il 2030 dovrebbe essere approvato dal Parlamento europeo in ottobre e la sua adozione finale è prevista entro dicembre. Anche diversi esperti italiani concordano che l’Italia possa e debba giocare un ruolo fondamentale per aumentare il target, almeno al 55%.
Secondo Serena Giacomin, presidente di Italian Climate Network, “se davvero il governo italiano vuole esercitare leadership sulle questioni climatiche, auspichiamo possa unirsi al coro di chi, ora anche dai Paesi del gruppo Visegrad, chiede maggiore ambizione negli obiettivi europei di riduzione delle emissioni al 2030. Questo report conferma che le possibilità tecniche per accelerare la decarbonizzazione sono già sul tavolo: sta alla politica europea avviare il processo”.
Per Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia, “oggi si affronta il rilancio economico e più che mai occorre avere un approccio sistemico per non sprecare gli ingenti finanziamenti, modificare le condizioni che provocano le crisi e trarre tutti i benefici dalla transizione verso un’economia a carbonio zero. Alla luce dell’esperienza con il Covid-19, la decarbonizzazione va accelerata e gli impegni degli Stati pure. L’Europa deve dare segnali forti e stabilire, finalmente, l’innalzamento del target di riduzione delle emissioni”.
“L’Italia può e deve giocare un ruolo propulsivo in tal senso – continua Midulla – Stabilire un target di riduzione almeno del 55% entro il 2030 (il Wwf chiede almeno il 65%), è chiaro a tutti che con il target attuale la Ue non è in linea con le indicazioni della Comunità scientifica per limitare a 1,5°C il riscaldamento globale. Lo studio presentato oggi è molto importante perché non solo ci dice che la riduzione del 55% e anche del 65% sono più che fattibili, ma ci indica concretamente le strade per cambiare sia le tecnologie che le nostre (cattive) abitudini. I decisori politici ne possono trarre indicazioni, particolarmente utili in questo momento di uscita dalla crisi, sia in Europa che in Italia”.
Lo studio presentato oggi, dimostra come sia possibile raggiungere questi target più ambiziosi, analizzando i vari settori.
Settore elettrico: i tassi di diffusione dell’energia solare e eolica dovranno almeno raddoppiare o triplicare entro il 2030. Trasporti: i veicoli elettrici dovranno prendere piede più rapidamente, ovvero tra il 60% e il 90% di nuove vendite entro il 2030 o poco dopo, soprattutto perché le auto devono essere costruite per durare sempre più a lungo alla luce di un’economia più circolare; questo cambiamento tecnologico richiederà la decarbonizzazione dell’elettricità, aumentandone al contempo la produzione e garantendo un’integrazione intelligente dei settori dei trasporti e dell’energia; le misure dal lato della domanda, come una maggiore propensione verso i trasporti pubblici o le biciclette così come un maggiore car sharing, aiuterebbero a ridurre la dipendenza da grandi flotte di auto che necessitano di un significante uso di materie prime.
Aviazione: in uno scenario incentrato sulla tecnologia, le politiche devono sostenere l’intensificazione dell’innovazione sul versante tecnico, sia per quanto riguarda i carburanti che gli aeromobili; anche se contribuiscono in misura limitata alla riduzione delle emissioni entro il 2030, sono fondamentali per ridurre le emissioni nel settore dei trasporti nel medio termine.
Edilizia: i tassi di ristrutturazione degli edifici dovranno almeno raddoppiare o triplicare entro il 2030, e queste ristrutturazioni dovranno essere eseguite in modo molto più approfondito; ciò richiederà innovazione per digitalizzare e industrializzare la ristrutturazione delle case su larga scala e a costi ragionevoli; allo stesso tempo, la produzione di calore deve essere decarbonizzata sfruttando tutte le alternative in base alle circostanze locali, come le pompe di calore, il solare termico o il teleriscaldamento.
Industria: tutti gli scenari dimostrano chiaramente che l’industria dell’Ue deve cogliere le opportunità dell’economia circolare per raggiungere le zero emissioni nette entro, al più tardi, il 2050; per ottenere una riduzione delle emissioni in linea con gli scenari analizzati, gli investimenti, la ricerca e lo sviluppo devono aumentare entro il 2030. La transizione è incoraggiata da centinaia di aziende che già fissano obiettivi scientifici per ridurre le loro emissioni dirette e indirette di gas serra, allineando così la loro strategia all’accordo di Parigi e al Green Deal dell’Ue.
Agricoltura, uso del suolo e bioenergia: entro il 2030, le emissioni agricole saranno ridotte di almeno il 25% rispetto ai livelli del 2015 (quindi di almeno il 39% rispetto al 1990); le misure da intraprendere riguardano la massima riduzione degli sprechi alimentari, utilizzare il territorio nelle sue diverse funzioni e l’aumento di diete salutari (compresa la riduzione del livello di consumo di carne e della quota di carne proveniente da ruminanti).
La domanda di bioenergia nei tre scenari rimane ai livelli della domanda del 2015, e per quanto riguarda la domanda di biocombustibili liquidi diminuisce di almeno il 10% entro il 2030 rispetto ad oggi. Di conseguenza, nessuno degli scenari richiede un aumento delle importazioni di bioenergia.
In tutti e tre gli scenari analizzati, le biomasse vengono utilizzate diversamente da oggi, concentrandosi su fonti più sostenibili, costituite da un numero relativamente maggiore di residui provenienti dall’agricoltura e dai rifiuti. In particolare, i terreni dedicati in particolare alle colture bioenergetiche, vengono gradualmente eliminati in tutti gli scenari entro il 2030 o poco dopo.