Una startup che vede la luce nel 2017 nell’incubatore genovese Social Hub, come strumento di integrazione lavorativa per rifugiati. Lo scopo è proprio quello di connettere domanda e offerta di lavoro temporaneo. Ecco come
StartRefugees è una startup che vede la luce nel 2017 nell’incubatore genovese Social Hub, come strumento di integrazione lavorativa per rifugiati, per quanto riguarda le attività finalizzate a sviluppare innovazione sociale come deciso dal Ministero dell’Interno lo scorso giugno nella “Carta della Buona Accoglienza”.
All’inizio della sua attività, che si è svolta soprattutto a Genova, la startup ha coinvolto 7 gestori di centri di accoglienza: Agorà (Liguria), Ceis Fondazione Centro di Solidarietà, Fondazione L’Ancora, Ce-Sto e SoleTerra (Milano), Fondazione Auxilium onlus e Jabel-Il Cammino.
StartRefugees ha riscosso un grande successo e attualmente mira a espandere la sua rete di iscrizioni anche fuori dalla Liguria. A oggi, infatti, sono circa 20 gli enti gestori di centri di accoglienza, con 220 profili attivati e oltre 70 ingaggi di lavoro.
“Abbiamo già ricevuto contatti da Bergamo e da Roma, anche dalla chiesa Valdese – ha spiegato Mauro Orso, AD di StartRefugees – ed entro un mese ci presenteremo a Milano, per lanciarci ufficialmente a livello nazionale”.
StartRefugees: come è nato il progetto di inclusione sociale
L’idea è nata due anni fa da Maurizio Astuni, commercialista e co-fondatore di Social Hub Genova e ora presidente della startup.
“Nel 2016 il lavoro accessorio era legiferato dai voucher – ha spiegato Astuni – perciò siamo partiti da quella opportunità per costruire la piattaforma, impostandola interamente sul sistema dei voucher. Un anno dopo, quando il portale era pronto a partire, con tanto di vari patrocini, i voucher sono stati aboliti. Non nascondo il nostro sconforto, ma non ci siamo arresi e abbiamo aspettato uno strumento alternativo, arrivato a luglio”.
Dopo diversi tentativi, il team di StartRefugees è riuscito ad adeguare la piattaforma a quella dell’Inps per la gestione delle prestazioni occasionali, sviluppando un meccanismo innovativo e digitale per semplificare il complesso sistema normativo.
Lo scopo della startup è proprio quello di connettere domanda e offerta di lavoro temporaneo. Come? Grazie all’impegno dei centri di accoglienza che forniscono i profili e le abilità dei rifugiati ospiti caricando sul sito i curricula. Sulla piattaforma, inoltre, potranno pubblicare offerte sia privati sia aziende.
Le figure professionali più ricercate sono quelle legate alla ristorazione, alla manutenzione, al facchinaggio etc. Ogni datore di lavoro potrà poi condividere sul sito la propria esperienza, creando così un rapporto di fiducia reciproco.
“Non siamo un’agenzia interinale – ha specificato Astuni – e non ricaviamo un centesimo dalle prestazioni lavorative dei ragazzi. Il servizio è finanziato dai centri di accoglienza”.