“Basta con i ritardi” che costringono “tantissimi cittadini prigionieri a casa in attesa di test e tamponi”. E’ la richiesta alla base della diffida inviata oggi, lunedì 8 giugno, da Medicina Democratica alla Regione Lombardia. Indirizzato al presidente Attilio Fontana e all’assessore al Welfare, Giulio Gallera, l’atto è stato deciso dal Movimento per la “mancata esecuzione di test e tamponi a spese del Servizio sanitario regionale”.  

Per il responsabile scientifico dell’Osservatorio coronavirus, Vittorio Agnoletto, “occorre risolvere in tempi rapidi una situazione insostenibile, che vede coinvolte migliaia di persone, impossibilitate di fatto a riprendere le proprie attività lavorative e professionali e la vita sociale per i ritardi e le difficoltà nell’effettuazione dei tamponi per Covid-19 e dei test sierologici”. Sono diverse le segnalazioni giunte all’Osservatorio creato da Medicina Democratica e dalla trasmissione radiofonica sulla salute ’37e2′, in onda su Radio Popolare. Sono racconti di cittadini obbligati a restare chiusi in casa “in attesa degli esami che non vengono effettuati dalle Ats lombarde”. Questo, evidenzia Agnoletto, medico e professore a contratto di Globalizzazione e politiche della salute all’università degli Studi di Milano, “si traduce in un pesante disagio psicofisico”. 

Non solo: va considerato, sottolinea Agnoletto, anche “l’aggravio economico sia per i singoli che per la collettività, che di fatto si trova a dover sostenere i costi del mancato rientro al lavoro, in termini previdenziali e assistenziali”.  

Nella diffida viene chiesto anche il rimborso totale dei costi sostenuti dai cittadini per l’effettuazione dei tamponi e test sierologici in strutture private, “alle quali sono costretti a rivolgersi; la richiesta di rimborso è motivata dal fatto che test e tamponi siano da ritenersi servizi Lea, Livelli essenziali di assistenza”. L’invito è a garantire la tempestiva effettuazione dei tamponi e dei test sierologici e la tempestiva comunicazione dei risultati alle persone appartenenti alle fattispecie che hanno segnalato ritardi; modificare il portale di accesso dei medici di famiglia, prevedendo l’effettuazione del tampone e del test sierologico per coloro che sono stati segnalati dal medico di base come ‘casi sospetti’ prima dell’11 maggio; rimborsare l’intero costo sostenuto da coloro che, a causa della mancata disponibilità di strutture pubbliche, sono stati costretti a rivolgersi a strutture private; risarcire il danno subito dai singoli cittadini, a causa dei ritardi, in termini di perdita totale o parziale di retribuzioni.