5 miliardi di dollari l’investimento complessivo previsto per la nuova sede di Amazon, uno stabilimento che prevede l’impiego di 50.000 lavoratori altamente qualificati e remunerati. Ma ancora non è deciso dove.
Si chiamerà HQ2 il secondo quartier generale del gigante di Seattle e sarà una seconda direzione e non un ufficio satellite.
Una nota, comparsa sullo stesso sito di Amazon, invita le città americane a proporsi per ospitare l’investimento da capogiro e portare a casa occupazione e investimenti ulteriori da parte delle imprese dell’indotto.
Amazon stima che solo i propri investimenti realizzati a Seattle dal 2010 al 2016, hanno restituito all’economia cittadina oltre 38 miliardi di dollari. “Ogni dollaro investito da Amazon – si afferma nella nota – ha generato un ritorno all’economia complessiva della città di 1,40 dollari”.
Non è la prima volta che un’ impresa lancia una competizione tra città. Già nel 2010, con il progetto Fiber che si proponeva di cablare interamente una città con fibre di ultimissima generazione e avere una velocità di dati 100 volte maggiore di quella precedente, aveva riscosso entusiasmo ogni oltre aspettativa, con sindaci disposti a nuotare nei laghi ghiacciati pur di accaparrarsi l’opportunità.
La nuova sede di Amazon avrà le stesse caratteristiche dell’attuale Campus di Seattle e dovrà essere necessariamente collegato a un’area metropolitana di almeno 1 milione di abitanti. Il che lascia pensare a una città con forza lavoro qualificata disponibile, servita da università e centri di ricerca, infrastrutture, trasporti, servizi.
La città dovrà comunque essere disposta a “farsi cambiare”. La crisi delle case di Seattle, città americana che ha registrato la più alta crescita del prezzo degli immobili, l’invadenza di Amazon in termini di occupazione di spazi e uffici (19% degli spazi uso ufficio disponibili, esattamente quanto occupano le prime 43 imprese messe insieme), sono alcuni effetti di un’ingombrante presenza.
Sono in molti a dire che in realtà sia proprio Amazon a voler cercare un clima più amichevole e ospitale e che ultimamente i rapporti con la città sono andati peggiorando. Il consiglio municipale di Seattle ha approvato all’unanimità una tassazione sugli alti redditi (penalizzante per i super manager di Amazon) e sono comparse scritte di writers contro la società e il modello di lavoro che propone.
E’ certo che per la costruzione della nuova sede di Amazon sarà cruciale anche l’apporto di incentivi che le città porteranno in dote: agevolazioni per la sistemazione del suolo, per la costruzione del campus, incentivi fiscali e sgravi per l’occupazione. Si è calcolato che dal 2005 al 2014 avrebbe ricevuto 613 milioni di dollari di sussidi pubblici per la costruzione di 40 dei 77 centri di stoccaggio in uso, più 147 milioni di dollari per l’ampliamento dei data centers.
Ma i sindaci non sembrano comunque spaventati da questo e iniziano a proporsi in una gara che ricorda molto quella dell’assegnazione dei giochi olimpici.
Dallas, Toronto, Denver, San Diego, Pittsburg, lo stato del Michigan, i primi a sottoporre la candidatura. Il sindaco di Chicago avrebbe già incontrando più volte i dirigenti della società, ma in Amazon si guardano bene dal confermare per non disturbare la competizione.