Il distanziamento sociale è la nuova parola d’ordine della fase 2 e, chi più chi meno, tutti gli italiani sono costretti a fare i conti con le distanze di sicurezza ma c’è ancora tanta confusione. La circostanza più critica è quella dei giochi fra bambini; che ci si trovi al parco o nel giardino condominiale, in questa situazione oltre la metà degli adulti (il 50,9%) ha dichiarato di non sapere quale sia il distanziamento corretto da mantenere. A fotografare il quadro è un’indagine realizzata per Facile.it da mUp Research e Norstat da cui è emerso che, in generale, sono oltre 29,5 milioni gli italiani che hanno ancora le idee confuse sulle distanze da mantenere in alcuni dei più comuni contesti quotidiani. 

Il problema, si legge nell’indagine svolta su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta, non sembra essere il concetto generale di distanziamento sociale, rispetto al quale la quasi totalità degli intervistati afferma di aver chiaro il significato e solo l’1,2% ha ammesso di non sapere o non essere sicuro di sapere cosa sia. Ma una volta analizzati più da vicino i contesti specifici nei quali è necessario mantenere le distanze di sicurezza, ecco che allora emerge la grande confusione che alberga in molti italiani. 

Oltre a giochi per i bambini, la lista dei luoghi pubblici rispetto ai quali gli italiani hanno le idee poco chiare è lunga; le spiagge (il 32,4% dichiara di non sapere con certezza quale sia la distanza corretta da rispettare), i negozi di parrucchieri o saloni di estetica (31,5%), i mezzi pubblici (23%) e i bar (18,4%). E persino sulle auto e moto private sono tanti i cittadini (20,6%) che ammettono di non sapere con esattezza, se non addirittura ignorare del tutto, quale sia la distanza giusta da mantenere rispetto agli altri passeggeri.  

Si ‘salva’ solo la strada; anche grazie al bombardamento mediatico delle ultime settimane, sembra essere il luogo pubblico dove gli italiani pare abbiano capito meglio quale atteggiamento tenere quando si cammina sul marciapiede e ‘solo’ il 9,2% dei rispondenti ha detto di non conoscere quale sia la distanza di sicurezza. Capitolo a parte meritano i ristoranti, le pizzerie e i pub, rispetto ai quali, più che il distanziamento sociale, il vero problema potrebbe essere l’affluenza.  

Ma gli italiani sono pronti a tornare a pranzare e cenare fuori casa? La maggior parte, purtroppo, no. Secondo l’indagine realizzata per Facile.it, più di un intervistato su due (54,5%) ha dichiarato che, almeno nella prima settimana di riapertura, non mangerà fuori casa perché non si sente sicuro; il 22% è ancora indeciso e il 10,3% continuerà ad utilizzare la modalità di asporto o consegna a domicilio.  

Insomma, nonostante le fatiche di molti ristoranti, pizzerie e pub, sembra che solo il 13,3% degli italiani tornerà subito a mettere le gambe sotto al tavolo. Ma il dato forse ancor più preoccupante è che questa scelta non sembra essere momentanea ma pare corrispondere ad un cambiamento di abitudine più radicale.  

Alla domanda “Con quale frequenza, rispetto a prima dell’emergenza coronavirus, crede che andrà a pranzo o a cena in un ristorante, una pizzeria o un pub da qui alla fine del 2020?” solo il 21,6% degli intervistati ha dichiarato che ci andrà con la stessa frequenza di prima; il 60,4%, pari a quasi 26,5 milioni di italiani, ha invece ammesso che ci andrà meno spesso di prima, mentre il 16,8% addirittura non ci andrà proprio.  

A cambiare maggiormente abitudini sembra saranno i più anziani; nella fascia di età compresa fra i 65 ed i 74 andranno al ristorante/pizzeria meno di quanto facessero prima dell’emergenza il 63,2% dei rispondenti, e ancora meno (64,8%) coloro che hanno una età compresa fra i 55 ed i 64 anni.