“E’ umiliante essere scelta perché si è donna. Ma sono comunque orgogliosa di rappresentare il genere femminile nel Comitato tecnico scientifico della Protezione civile”. Lo ha detto all’Adnkronos Salute Flavia Petrini, appena entrata a far parte del Comitato tecnico-scientifico per l’emergenza coronavirus, presieduto dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli. Una esperta che vanta un curriculum di tutto rispetto: coraggiosa presidente della Società italiana di anestesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti), sigla che, all’inizio della fase più drammatica dell’epidemia, ha messo a punto un documento – inviato agli anestesisti e rianimatori e molto discusso – per gestire l’ammissione in terapia intensiva nel caso in cui i pazienti fossero più numerosi delle risorse disponibili per salvarli.
“Ho avuto l’onore – spiega Petrini – di ricevere la comunicazione dallo stesso Borrelli al quale ho detto che mi faceva piacere che ci si fosse accorti che mancavano figure femminile. E ho detto, ironicamente, che era un po’ umiliante essere considerata per i propri geni. A parte tutto, però, ho un ottimo rapporto con l’anestesita rianimatore che è già nel Comitato, il professor Massimo Antonelli, mi aggiungo alui e mi impegno a dare il mio contributo”, dice Petrini, che è anche docente ordinaria all’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara e direttore nella città abruzzese dell’Unita’ complessa di Anestesia, rianimazione e terapia intensiva.
La questione ‘femminile’ però resta. “La Società scientifica che presiedo ha il 53% delle donne. Ma quando Borrelli mi ha detto che era dispiaciuto per non aver nominato prima anche esperte, ma che non gli erano state segnalate donne, ho dovuto ammettere – racconta – che anche a me, quando mi hanno chiesto di segnalare colleghe, mi sono venuti pochi nomi. E’ un fatto che ci siano poche donne che hanno raggiunto posizioni apicali. Oltre la metà degli anestesisti è donna ma sono ancora molto poche le primarie”. Un problema non solo italiano. “Se ne discute anche a livello europeo. Abbiamo collaborato con altre società scientifiche del continente con le quali stiamo affrontando la questione. Alla base, credo, ci sia ancora la difficoltà di conciliare il ruolo familiare con l’impegno necessario per fare questo lavoro”.