Vibre startup è un nuovo progetto innovativo made in Italy che potrebbe rivoluzionare il campo biomedico. Si tratta di un percorso riabilitativo di quei pazienti che hanno riportato lesioni cerebrali in seguito a un ictus.
Uno strumento al servizio dei centri sanitari operativi nel settore, ideato da alcuni studenti della Facoltà di Ingegneria biomedica che, da tutta Italia, si sono trasferiti a Cesena fondando Vibre startup incubata attualmente presso Cesenalab.
Vibre ha già ottenuto premi e riconoscimenti: premio Innovate for Society del Futureland 2017, in finale dell’Emilia 4.0 (Confindustria Emilia/dPixel) e in finale alla Startup Emilia Romagna 2017.
Nonostante la startup sia già pronta e le sia stato riconosciuto un grande valore innovativo, servono i fondi necessari per avviare la fase di sperimentazione e il lancio dell’attività.
“Il nostro step successivo – dichiarano i creatori – è l’avvio della prima sperimentazione. Siamo alla ricerca di investitori che credano nella nostra startup con investimento in cambio di equity e quote societarie e ci consentano di affrontare gli step successivi per avviare l’attività”.
Vibre startup: conosciamo meglio il progetto di rieducazione post ictus
Gli ideatori di Vibre startup sono tre giovani studenti: Raffaele Salvemini (27 anni, originario della Puglia), Sara Piras (25 anni, della Sardegna) e Stefano Sarvato (25 anni, proveniente dal Molise). Al loro fianco, in tutto il percorso, hanno avuto una squadra di tecnici competenti costituita da Simone Cesarano, Luca Talevi e Giuseppe Vairo.
La startup è strutturata unendo tecnologie come la realtà virtuale, un sistema Bci (Brain Computer Interface) e l’intelligenza artificiale. Si tratta di un dispositivo di acquisizione wireless che trasmette segnali cerebrali (elettroencefalografo, Eeg) e un visore per la realtà aumentata.
“Vibre startup – spiegano gli ideatori – è un sistema volto alla riabilitazione di pazienti con lesioni cerebrali con deficit neuromotori, conseguenti, per esempio, di un ictus. Le persone soggette a ictus, in caso di sopravvivenza, spesso presentano deficit motori agli arti superiori, che impediscono i movimenti quotidiani. Vibre si propone come terapia cognitiva che non sostituisce la funzionalità del terapista, ma la integra in grado di agire fin da subito sfruttando quel picco di plasticità cerebrale (modo spontaneo del cervello di adattarsi dopo aver subito danni) tipica dei primi quattro mesi successivi all’evento avverso”.
Cosa avviene concretamente utilizzando Vibre startup? Il paziente viene spronato a immaginare un movimento. Grazie agli algoritmi di intelligenza artificiale, i segnali cerebrali vengono estratti, elaborati, interpretati. Immediatamente dopo questi segnali vengono inviati al software che sviluppa la realtà virtuale.
“Lo scopo – continuano – è quello di ottenere un recupero più rapido e di maggior qualità. Rispetto alla realtà virtuale utilizzata in riabilitazione attualmente, si punta inoltre su un iper realismo degli scenari (di vita quotidiana) e degli arti (braccia più vicine possibili alle reali braccia del paziente, realizzate secondo la struttura fisiologica umana reale), grazie a cui aumenta l’immersione del paziente nell’ambiente virtuale. In più, un processo simile riesce ad abbattere il tasso di abbandono delle terapie da parte dei soggetti”.
Ictus: i numeri in Italia
Dai dati del “Progetto Cuore” dell’Istituto Superiore di Sanità è emerso che l’ictus conta in Italia circa 200mila casi ogni anno: l’80% sono nuovi episodi e il 20% recidive.
Il tasso di prevalenza di ictus nella popolazione anziana (età 65-84 anni) italiana è del 6,5% leggermente più alta negli uomini (7,4%) rispetto alle donne (5,9%).
Il numero di soggetti che sono sopravvissuti a un ictus, riportando danni più o meno invalidanti, è pari a circa 913mila. Dopo circa un anno dall’attacco, un terzo dei soggetti sopravviventi presenta un grado di disabilità alto, che nella maggior parte dei casi li porta a uno stato di dipendenza assoluta.
È importante investire nella ricerca così come è fondamentale supportare nuovi progetti nel campo dell’innovazione biomedica. Per far sì che esistano strumenti come Vibre, in grado di facilitare la riabilitazione dopo aver superato una malattia importante come può essere, per esempio, un ictus.