Di Paolo MartiniL’ex terrorista rosso Cesare Battisti, 63 anni, che sta scontando l’ergastolo per quattro omicidi nel carcere di massima sicurezza di Oristano, torna a pubblicare i suoi romanzi noir in Francia, la nazione che ha ospitato la prima fase della sua latitanza e che lo ha visto debuttare come scrittore alla metà degli anni ’90.
Otto anni dopo il suo ultimo libro, “Faccia al muro” (apparso in edizione originale in francese dalla casa editrice parigina Flammarion e tradotto in italiano da DeriveApprodi, sempre nel 2012), l’ex componente dei Proletari Armati per il Comunismo ha scritto “Indio”, che arriverà nelle librerie d’oltralpe il 28 maggio pubblicato da Seuil. Romanzo nero e d’avventura, “Indio” è, nelle parole dell’editore francese, “un appello luminoso per la libertà, una storia affascinante sulla riconquista di un ricordo rubato”.
“Indio” intreccia indagine e narrativa storica intorno alla scoperta del Brasile nel 1500. Nella nazione sudamericana Battisti ha vissuto dal 2004 al 2018, inizialmente come rifugiato, poi imprigionato e quindi scarcerato in una controversa battaglia giudiziaria che ha negato per anni la sua estradizione in Italia.
“Indio”, presentata da Seuil come “senza dubbio il suo miglior romanzo”, ha una tiratura iniziale di 5.500 copie. La casa editrice parigina potrebbe pubblicare altri libri di Cesare Battisti negli anni a venire. Secondo fonti di Seuil, l’ex terrorista sta, infatti, lavorando a un nuovo romanzo nel carcere di massima sicurezza sardo dove è detenuto.
Originariamente programmato da Seuil per l’uscita nell’ottobre 2019, il romanzo noir è stato poi spostato dalla casa editrice dopo le confessioni di Battisti. Arrestato in Bolivia il 12 gennaio 2019, poi estradato in Italia l’ex terrorista il 25 marzo successivo ha ammesso la sua partecipazione ai quattro omicidi per i quali era stato condannato in contumacia in Italia.
“Non c’è mai stato alcun problema di stampa ma abbiamo dovuto lasciare un po’ di tempo tra l’annuncio delle sue confessioni e questa pubblicazione”, ha dichiarato Gwenaëlle Denoyers, il suo editore di Seuil, come riferisce l’edizione online di LivresHebdo, perchè voleva che fosse letto “per che cos’è, un romanzo, e non come un libro politico”. “È un testo luminoso e molto pacifico che corrisponde al periodo della sua vita in cui lo scrisse: viveva da diversi anni a Cananéia (Brasile), dove trovò ispirazione per questo romanzo e allora non era in fuga”, ha spiegato l’editore.