Nella corsa mondiale per un vaccino in grado di fermare il coronavirus, il laboratorio che corre più veloce è quello dell’Università di Oxford. Lo riporta il ‘New York Times’. Se la maggior parte degli altri team di ricerca ha infatti dovuto iniziare con piccoli studi clinici su alcune centinaia di partecipanti per dimostrare la sicurezza dei candidati vaccini, gli scienziati del Jenner Institute dell’ateneo inglese sono partiti in vantaggio e programmano ora di testare il loro prodotto “su 6.000 volontari sani entro il prossimo mese di maggio, che vanno reclutati e man mano testati”, conferma all’Adnkronos Salute Matteo Liguori, managing director di Irbm, l’azienda di Pomezia che sta collaborando con il centro inglese. 

Il vantaggio si deve alla precedente esperienza su altri coronavirus, e secondo gli scienziati di Oxford questo potrebbe consentire di avere le prime dosi disponibili del siero entro settembre, da utilizzare nelle categorie più a rischio: qualche mese di anticipo rispetto agli altri attori impegnati nella corsa al vaccino. Tutto ciò, naturalmente, se il vaccino si dimostrerà efficace.  

Per ora, giungono notizie promettenti dal Rocky Mountain Laboratory del National Institutes of Health, nel Montana, che il mese scorso ha inoculato il siero su sei scimmie macaco rhesus: gli animali sono stati quindi esposti a grandi quantità del virus Sars-Cov-2. Risultato: più di 28 giorni dopo tutti e sei gli animali sono risultati sani, ha affermato al Nyt Vincent Munster, il ricercatore che ha condotto il test. 

“Il macaco rhesus è la cosa più vicina che abbiamo all’uomo”, ha spiegato, osservando che gli scienziati stanno però ancora analizzando i dati, che saranno condivisi con altri ricercatori la prossima settimana e quindi inviati a una rivista per la peer-review. “È un programma clinico molto, molto veloce”, ha affermato Emilio Emini, direttore del programma vaccinale della Bill and Melinda Gates Foundation, che sta fornendo supporto finanziario a molti sforzi concorrenti.