L’emergena coronavirus ha fatto dilagare sui social valanghe di ‘fake news’ e bufale. Si va da “il virus Sars-CoV-2 vola nell’aria fino a 5 metri”, a “la vitamina D protegge dall’infezione da nuovo coronavirus”, fino a “bere acqua o bevande calde uccide il virus”. Per evitare di cadere nella trappola di chi diffonde cattiva informazione nel pieno della pandemia, Rarelab, società editrice della testata giornalistica Osservatorio Malattie Rare, ha promosso oggi il webinar ‘Emergenza Covid-19: comunicazione e informazione ai tempi del coronavirus tra infodemia e fake news’.
“All’inizio dell’anno il significato del termine coronavirus era quasi sconosciuto ai più ma oggi, a distanza di pochi mesi, tutti lo conoscono, e lo stesso si può dire per un’altra parola: infodemia – ha affermato Ilaria Ciancaleoni Bartoli, presidente Rarelab – Il livello di imprecisione delle informazioni in merito al virus Sars-CoV-2, ai meccanismi con cui si trasmette, ai metodi con cui si individua e alle terapie con le quali la scienza spera di fermarlo ci hanno indotto a riunire un gruppo di esperti in grado di spiegare i temi salienti di questa pandemia e rispondere agli interrogativi della gente, cercando al contempo di sfatare i falsi miti legati. Questo nell’interesse di tutti i malati, rari e meno rari, delle categorie a maggior rischio di contrarre l’infezione e di tutti coloro che hanno la responsabilità di tenere informati i cittadini”.
Secondo uno studio recente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Agcom – ricorda Rarelab – nel periodo che va dal 21 febbraio al 22 marzo 2020, le notizie sul Covid-19 diffuse da fonti di disinformazione online (siti web e pagine o account social) sono aumentate raggiungendo una media giornaliera del 38% sul totale della produzione, rispetto al mese precedente in cui si attestavano sul 5%. Inoltre – come confermano i dati emersi dallo studio – nel mese di marzo ben 4 su 7 sono gli articoli pubblicati in un giorno sul coronavirus da siti web di disinformazione”.
Antonella Viola, direttore scientifico dell’Istituto di ricerca pediatrica Irp-Città della Speranza, ha ricordato nel suo intervento che “come scienziati ci siamo opposti ai test sierologici e alla patente di immunità: è un’idea sbagliata. Il test sierologico non significa che la persona è protetta”. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, ha invece evidenziato la pericolosità di chi diffonde le fake news: “Vengo insultato più ora dai leoni da tastiera sui social, quelli che vogliono il no-lockdown, che prima dai no-vax”.
L’infettivologo dell’Università del Sacro Cuore, Stefano Vella, nel suo intervento ha messo in guardia dalle false speranza che arrivano dagli studi sulle nuove terapie anti-Covid-19 e da quelli sui vaccini: “I tanti vaccini in sviluppo temo non arriveranno così presto, forse per la prossima stagione. Ma mi sembra ci sia forse troppo ottimismo. E poi c’è un problema gigantesco sulla produzione dei vaccini – ha ricordato Vella – perché serviranno milioni e milioni di dosi, per i Paesi ricchi e quelli poveri. Credo invece che occorrerà vaccinare il maggior numero di persone, anche i bambini, contro l’influenza”.
Infine Michele Conversano, presidente HappyAgeing e direttore del dipartimento di Prevenzione e del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica della Asl di Taranto, ha evidenziato la necessità di non cadere nella trappola dei no-vax. “E’ necessario vaccinarsi contro l’influenza e contro la polmonite da pneumococco. Nella prossima stagione infatti avremo la doppia circolazione del Covid-19 e dell’influenza, chi ha fatto l’antinfluenzale faciliterà i medici nella diagnosi differenziata. Ovvero – ha concluso – una sintomatologia respiratoria con febbre, tosse e dolori muscolari, deve portare subito a pensare, se il soggetto è immunizzato, al Covid-19”.