di Roberta Lanzara 

Il Dpcm che inaugura la fase 2 dell’emergenza Coronavirus a partire dal 4 maggio liberalizza le visite ai ‘congiunti’. E’ un atto legittimo? “Limitare le libertà con un Dpcm, è un atto, in tutto, incostituzionale”. “Inoltre la limitazione ai ‘congiunti’ è “discriminatoria ed illegittima”, perchè “nasconde una concezione del familismo assurda e fuori della realtà sociale attuale”. A parlare con l’Adnkronos è l’ex presidente della Corte costituzionale, Antonio Baldassarre, che afferma: “Specchio della arbitrarietà generale e del pensiero autoritario del presidente del Consiglio sono espressioni apparentemente marginali, ma ieri da lui frequentemente usate, come ‘noi consentiamo’, ‘noi permettiamo’”. 

Il termine ‘congiunti’ indicato nel Dpcm, “che può essere usato come sinonimo di parenti ma mai affini, – spiega il costituzionalista – esclude certamente gli amici attraverso un pregiudizio familistico. E privilegia in modo incostituzionale, perché discriminatorio, chi è legato da un rapporto affettivo diverso dalla classica famiglia”.  

“Ma – chiosa l’ex presidente della Consulta – ci si ricorda della famiglia solo in questo caso? E le coppie di fatto, che convivono senza legame nè di parentela nè di affinità: che fanno, non si possono incontrare perchè non rientrano nella categoria?”. Prevale “il pregiudizio familistico di cui parlano gli studiosi stranieri quando si discute dell’Italia”.  

“Oltretutto – prosegue – nella nostra Costituzione c’è un dovere di solidarietà: le associazioni a difesa degli interessi solidali chiedano dunque di cambiare il Decreto e che sia consentita l’uscita a tutti, per considerevoli motivi di solidarietà sociale”. “Cassese lo ha denunciato nel silenzio degli altri costituzionalisti – ricorda l’ex presidente della Consulta – Ci si sta approfittando di una situazione grave con disposizioni costituzionalmente assolutamente illegittime”.  

“Non c’è dubbio – afferma Baldassarre -. C’è una concezione autoritaria dietro al ‘noi consentiamo’ di Conte. Deriva dal fatto che il Dpcm è un atto amministrativo individuale. Prevede limiti alle libertà costituzionali che non hanno base in un atto legislativo. Dunque se il premier disciplina tutto attraverso il Dpcm è chiaro che dica: ‘io, noi’. E’ lui che concede, dall’alto della sua autorità, quello che deve esser fatto. Esattamente l’opposto di quello che prevede la Costituzione dei diritti del cittadino, dell’uomo, della persona umana”.  

E le messe? “Anche qui c’è un arbitrio autoritario: Se io faccio entrare le persone in un supermercato con il rispetto del distanziamento sociale, perchè non in una chiesa? Mangiare è un bisogno fondamentale, ma anche il culto per un credente. Per la Costituzione – conclude – sono pari libertà quella al sostentamento e quella spirituale”.