“A me non risulta che sia mai capitato, a me risulta che con una fatica incredibile, ma anche con una capacità altrettanto incredibile, siamo riusciti ad aumentare i letti in rianimazione per consentire di curare tutti quelli che avevano bisogno”. Così Attilio Fontana, presidente di Regione Lombardia, ospite di ‘Porta a Porta’, replica a chi gli chiede se i medici si sono mai trovati di fronte alla scelta di dover privilegiare i pazienti che avevano maggiori possibilità di sopravvivere rispetto a quelli che ne avevano di meno al Covid-19.
“A me direttamente non è stato riferito – ribadisce -, uno dei momenti più drammatici è stato quando un professore mi lanciò questo allarme – stavano finendo i letti in rianimazione – e mi disse ‘non mi metta nelle condizioni di dover fare queste scelte estreme’ e iniziò a piangere perché disse ‘non mi è mai capitato ma temo che si possa arrivare a quello'”.
“Se dovessimo aspettare il contagio zero noi dovremmo arrivare con la Lombardia alla fine del mese di giugno il che è una situazione che ritengo difficilmente sopportabile per noi e per il resto del Paese”. “Non siamo matti che vogliono rischiare la vita o rischiare il contagio, noi vogliamo riaprire nel rispetto della sicurezza dei cittadini per cui se noi rispettiamo certe misure all’interno della nostra regione le dobbiamo rispettare anche al di fuori della nostra regione quindi io credo che se noi accettiamo queste limitazioni pur di cominciare a lavorare lo facciamo perché non vogliamo infettare noi stessi e gli altri”, aggiunge Fontana che non ha dubbi sulla necessità di riaprire in sicurezza. Quanto al discorso del premier Conte, “credo che abbia voluto dire che dobbiamo dare una riapertura su tutto il territorio probabilmente con qualche gradazione diversa, ma su quella non ci sono dubbi: se in Campania si possono aprire certi esercizi commerciali e in Lombardia è meglio di no non ci sono problemi, il discorso fondamentale è quello della mobilità sul territorio”.
“Noi siamo i primi che vogliamo rispettare le regole perché siamo i primi che non vogliamo rivivere quella situazione drammatica, noi siamo per la riapertura a condizione che gli esperti ci dicano che si può riaprire. E’ chiaro che il lavoro è una di quelle necessità che deve essere tutelata e bisogna cercare in tutti i modi che la vita ricominci almeno da quel punto di vista pur nel rispetto di tutte quelle condizioni che garantiscono la sicurezza”. “I primi che non si vogliono infettare sono i lombardi, a maggior ragione non vogliamo portare il virus in altre regioni” conclude.