di Ilaria Floris”Credo che ci sia un fraintendimento nel modo in cui gli altri paesi del mondo vedono la situazione delle fosse comuni a New York. So che ha creato molto scalpore, ma bisogna spiegare al mondo che è un’idea molto intelligente”. Così Carol Alt spiega all’Adnkronos le immagini, che hanno fatto il giro del mondo creando dolore e sconcerto, delle fosse comuni ad Hart Island, l’isoletta di fronte al Bronx che ospita le salme dei ‘dimenticati’ o di chi non può permettersi un funerale. “In realtà l’isola di Hart Island è sempre stata un grande cimitero – spiega l’attrice americana protagonista di un film italiano, ‘Un figlio di nome Erasmus’, dal giorno di Pasqua disponibile sulle piattaforme streaming – Nessuno può andare a fare un giro nel parco dell’isola, perché è un grande cimitero per persone che non hanno amici o parenti che le reclamano. E’ una situazione temporanea, legata al momento”. Per la Alt “un tema molto importante è che in questo momento le chiese sono chiuse, non si possono fare funerali – spiega – Quindi anzi, penso che sia una idea veramente intelligente. Quando tutto sarà finito, le persone potranno andare a recuperare i loro cari. Ma credo che si debba spiegare, altrimenti posso capire che la gente degli altri paesi sia spaventata, e pensi che ci siano semplicemente migliaia di morti buttati nelle fosse: non è così”.  

“Il momento per la città è molto difficile, ma i newyorkesi hanno un particolare modo di reagire – prosegue l’attrice spiegando come sta vivendo la drammatica pandemia di Coronavirus New York, città in cui è nata e in cui si trova in questo momento – E’ gente molto ottimista, guardano alle situazioni come questa come fosse una sfida, un’opportunità, e soprattutto, sembra strano a dirsi ma sono persone che si prendono molta cura l’uno dell’altro nei momenti duri”. 

E “i momenti duri tirano fuori il meglio dei newyorkesi – sottolinea l’attrice – Io sono nata qui, il mio cuore è qui. Amo tantissimo altri paesi, adoro l’Italia, ed ecco, ora qui è come quando in Italia la gente ha cominciato a cantare dai balconi, lo stesso mood di reazione lo si vede a New York”.  

“Sono sorpresa di stare bene, nonostante la situazione – rivela raccontando come vive l’isolamento nella sua casa della Grande Mela – Non guardo troppo le notizie, anche perché sono depressive e sempre le stesse ogni giorno. Parlo con i miei amici, mi prendo cura dei miei animali, cucino, lavoro, sabato pulisco la casa, il giovedì registro i video per Instagram. Insomma cerco di avere un programma per la giornata. Quello che voglio dire è che cerco di avere dei bei momenti nonostante il brutto momento”. 

La protagonista di ‘I miei primi 40 anni’ conclude con un consiglio a tutti coloro che si trovano in isolamento domiciliare: “E’ molto importante schedulare le giornate, tutti dovrebbero farlo: avere un obiettivo del giorno, fare una nuova dieta, giocare, guardare la tv, stare con la famiglia, e in contatto con i loro cari e soprattutto non leggere troppo le cattive notizie”. 

Alt parla anche di Ayrton Senna. “Il suo anniversario è un giorno triste. Ma è un giorno che io condivido emotivamente con tantissimi italiani, che sono stati da sempre il popolo più vicino a noi due”, dice l’attrice mentre si avvicina il primo maggio, ricorrenza che da 26 anni segna il ricordo della morte del pilota di Formula 1, suo compagno all’epoca dell’incidente in cui Senna perse la vita. ”Twitter, Instagram, fra tutti i social media è un boato -dice l’attrice americana- La gente mi scrive, condividiamo il dolore, il dispiacere: devo dire che lo trascorriamo insieme. E’ meraviglioso poter condividere le emozioni. E questo lo facciamo davvero. E’ emozionante. Perché quando eravamo insieme, io e lui…era un’esplosione”. 

L’attrice è una delle protagoniste di ‘Un figlio di nome Erasmus’, con Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, Daniele Liotti e Richy Memphis, per la regia di Alberto Ferrari, disponibile in prima visione assoluta a partire dal 12 aprile e per quattro settimane sulle principali piattaforme streaming. E’ la storia di quattro amici quarantenni che, a distanza di 20 anni dall’Erasmus fatto a Lisbona, si ritrovano in Portogallo per affrontare un viaggio inaspettato alla scoperta di un segreto che potrebbe completamente cambiare la vita ad uno di loro. “Quando il produttore mi ha chiesto di partecipare e mi ha detto ‘cercavo un’icona’, avevo paura che l’Italia si fosse dimenticata di me -ha detto l’attrice- poi ho capito che non era così e sono immensamente felice di aver preso parte al film”.